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Per il secondo anno consecutivo, Revolut, il fiore all’occhiello del settore fintech britannico, non riuscirà a presentare i propri bilanci annuali in tempo.
Gli autogol di Revolut
Dal suo lancio nel 2015, Revolut è cresciuta rapidamente fino a raggiungere 6000 dipendenti e 25 milioni di clienti. Perseguendo l’ambizione di diventare “un’unica app per tutto ciò che riguarda il denaro“, la società ha ampliato in modo aggressivo la sua gamma di prodotti, iniziando a offrire servizi come il trading di criptovalute o il trasferimento internazionale di denaro, e guadagnandosi il soprannome di “neobank“. Nel 2021 la società ha raggiunto una valutazione di 33 miliardi di dollari e all’inizio di quest’anno ha annunciato il suo primo anno di redditività.
Tuttavia Revolut ha subito anche una serie di battute d’arresto poco lusinghiere: dall’esodo dei dirigenti ai ritardi nei bilanci, passando per costosi incidenti informatici e le notizie sull’elevato tasso di avvicendamento del personale e sul clima di lavoro malsano riportate da Wired UK. Quando lo scorso marzo la fintech ha presentato con sei mesi di ritardo il suo ultimo bilancio, è emerso un problema: la società incaricata della revisione dell’azienda, Bdo, non è stata in grado di verificare con certezza tre quarti dei suoi ricavi – 476,9 milioni di sterline (circa 548 milioni di euro) – a causa di problemi relativi alle pratiche informatiche dell’azienda. Un altro ritardo nella revisione contabile era l’ultima cosa di cui Revolut aveva bisogno.
Sebbene abbia rifiutato di commentare ufficialmente, Revolut ha avrebbe attribuito l’intoppo a un ritardo nel processo di revisione contabile causato dalla tardività della precedente tornata di conti. “Ha l’aria di essere una scusa debole – dice Shaul David, ex banchiere, dirigente del settore fintech e consulente del governo britannico –. Revolut ha fatto una lunga serie di autogol e l’ultimo ritardo è solo un altro esempio“.
Le possibili conseguenze
La notizia che Revolut non rispetterà la scadenza causerà ulteriore agitazione intorno alla società, afferma Simon Jaquiss, un banchiere che in passato ha lavorato per Standard Chartered e Citibank e secondo cui le speculazioni sui problemi di Revolut potrebbero influire negativamente sugli affari. Per più di due anni, l’azienda ha cercato di convincere la Prudential regulation authority (Pra), l’ente che supervisiona le banche britanniche, a concederle una licenza bancaria per il Regno Unito. Una licenza consentirebbe a Revolut di espandersi nel paese al di là dei servizi di trasferimento di denaro a basso margine e verso prodotti di prestito come mutui, carte di credito e prestiti alle imprese. Con una licenza bancaria, Revolut sarebbe anche in grado di offrire nel Regno Unito depositi assicurati dalle autorità di regolamentazione, esattamente come fanno le banche.