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Mentre il legislatore europeo (o meglio, i rappresentanti di Commissione, Consiglio e Parlamento, il c.d. Trilogo) lavora per giungere al testo finale del regolamento sull’intelligenza artificiale (AI Act), a livello nazionale si inizia a discutere delle futura governance dell’intelligenza artificiale (IA). Dalle parole ai fatti è già passata la Spagna che – con decreto reale – lo scorso 22 agosto, ha per prima istituito l’Autorità nazionale per l’intelligenza artificiale (Agencia Española de Supervisión de la Inteligencia Artificial – AESIA). Con sede presso La Coruña, capoluogo della Galizia, questo nuovo soggetto giuridico svolgerà un ruolo cruciale nell’applicazione dell’AI ACT come Autorità nazionale di vigilanza.
A bene vedere, però, la Spagna aveva già immaginato nel 2020 un’autorità con tali funzioni, ancor prima del disegno normativo europeo. Ideata nel quadro della loro strategia nazionale di ripresa dalla crisi pandemica. Una strategia che ha tratteggiato una roadmap per l’IA, espressamente riconosciuta come un vettore di crescita economica e un’opportunità per affrontare le principali sfide collettive come la transizione ecologica, l’inclusione sociale, la salute e il benessere delle persone.
La Spagna si è prefissata di diventare un Paese leader nello sviluppo dell’IA, per le opportunità che tale tecnologia può attivare. La citata Agenzia spagnola, quindi, al di là di quelle che saranno le previsioni del regolamento, punta anzitutto a sostenere e supportare start-up e imprese per favorire digitalizzazione e sviluppo. Non sarà solo un soggetto di vigilanza e sanzionatorio. Anzi. Per questo il modello organizzativo dell’Autorità ha molta importanza; e per questo il Governo spagnolo ha optato per il modello dell’agenzia: il fine è quello di coordinare al meglio l’azione di supporto dell’ente con le politiche e gli indirizzi di sviluppo nazionale.
AESIA dipende dal Ministero dell’economia e della trasformazione digitale attraverso la Segreteria di Stato per la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale. Leggendo la disciplina istitutiva se ne deducono alcuni tratti distintivi, che la pongono tra l’altro in piena sintonia con la disciplina europea in approvazione.
Invero, quante e quali autorità saranno chiamate a regolare l’IA è uno dei punti ancora poco chiari del regolamento europeo sull’intelligenza artificiale. Pare ormai definito il livello europeo con la scelta di istituire il comitato per l’IA (art. 56), ma un ruolo importante sarà rappresentato altresì dalle autorità nazionali (art. 59), che secondo la normativa “ciascuno Stato membro istituisce o designa”, ma proprio sul numero e sul modello da seguire nello strutturare le autorità nazionali, manca ancora una scelta politica chiara. Due, infatti, sono le funzioni principali che il regolamento demanda alla governance nazionale: la funzione di vigilanza e quella di notificazione. Semplificando al massimo, la prima sarebbe quella di controllare che l’AI ACT sia rispettato da parte dei produttori e distributori di sistemi di IA, la funzione di notificazione invece richiama la verifica di regolarità delle attività di certificazioni rilasciate da soggetti terzi a chi crea sistemi di intelligenza artificiale che rientrano nelle categorie ad alto rischio.