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Altro caso di grandi ambizioni che si polverizzano come sabbia nel deserto, il blockbuster del 2017 The Mummy, con protagonista Tom Cruise, doveva dare origine a quello che nei piani della casa cinematografica Universal era il Dark Universe, ovvero un universo narrativo coerente (ancora una volta, à la MCU) sfruttando tutti i vecchi cari mostri della propria library, da Dracula in giù. Questo film in particolare si conclude promettendo grandi sviluppi, con il protagonista Nick posseduto dal dio della morte Seth e con il Prodigium – società segreta dedita alla lotta contro il male – alle sue calcagna. Nonostante l’introduzione di altri personaggio come il dottor Jekyll/Mister Hyde di Russell Crowe, la fattura veramente scarsa di questo film – complici le bizze divesche di Cruise durante la sua realizzazione – spinsero la stessa Universal ad archiviare l’intero Dark Universe.
Hellboy
Stessa sorte infausta è capitata a Hellboy: il reboot del 2019 nasceva con tutte le migliori intenzioni, tra l’altro avendo come protagonista David Harbour, sulla cresta dell’onda per il suo ruolo dello sceriffo Hopper in Stranger Things. Il film si conclude addirittura con un doppio cliffhanger: nelle ultime scene non solo intuiamo il ritrovamento dell’amico storico Abraham Sapien ma vediamo anche l’arruolamento di un nuovo misterioso villain da parte di Baba Yaga. Tutti spunti rimasti inesplorati dato il flop del film al botteghino. Del resto la stessa sorte era toccata ai primi due adattamenti di Guillermo Del Toro con Ron Perlman, che inizialmente dovevano far parte di una trilogia, mentre ora si attende il nuovo reboot previsto per l’anno prossimo.
Lost in Translation
Viene naturale concludere col cliffhanger dei cliffhanger, cioè quello che chiude il mitico Lost In Translation di Sofia Coppola. Non solo perché, a compimento di una trama già di per sé sublimata e rarefatta come questa, si sceglie di lasciare gli spettatori con il più grande dei sospesi: nell’epilogo infatti Bob (Bill Murray) dice addio a Charlotte (Scarlet Johansson), incontrata in un hotel di Tokyo, non prima però di sussurrarle qualcosa all’orecchio. Non sapremo mai quali sono state queste parole e, anzi, a detta di Coppola nemmeno lei conosce effettivamente cosa si dicono alla fine i due personaggi.