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Giorgio Parisi: “L'AI va governata, non temuta”

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Elon Musk ha detto: fermiamo i giochi e prendiamoci una pausa di riflessione. Condivide?

«No, non ha ragione e non funziona. Piuttosto, ragioniamo sui provvedimenti da prendere: su tutte le immagini e i filmati fatti con AI, per esempio, mettere dei watermark per farne capire bene l’origine. E prevedere pene pesanti per chi li pubblica cancellandoli, con il rischio che assunti fatti da una macchina, che oltretutto possono essere parecchio approssimativi, vengano presi come documenti originali».

L’Italia è un paese evoluto oppure no?

«È un paese in cui c’è un consumismo tecnologico vorace, ma una scarsa conoscenza scientifica e una scarsa fiducia nella scienza. E questo, per le decisioni future, è un problema. In ricerca investiamo poco più dell’1 per cento del Pil: meno della Francia, metà della Germania e lontani da Finlandia o Corea del Sud, che arrivano al 4. Spingerci al 3 per cento ci porterebbe al livello che ci compete nel mondo. E poi siamo indietro a livello sociale: reddito minimo e salario minimo sono battaglie sacrosante».

Un laureato italiano in Fisica, oggi, che peso ha?

«All’estero? Tantissimo. Nel mio campo, che è la meccanica statistica, ossia quel ramo della fisica in cui si usa la probabilità, siamo davvero bravissimi. Pensi che al Cnrs francese, nel reparto di mécanique statistique, ci sono più italiani che transalpini. Il problema, semmai, è che i francesi a lavorare da noi non vengono».

Lei oggi che mestiere fa?

«Continuo a portare avanti le ricerche che facevo prima, ma con molto meno tempo disponibile».

L’incarico dei suoi sogni quale sarebbe?

«Nessuno. Quando ero più giovane, forse il ministro della Ricerca scientifica l’avrei fatto volentieri».

Il commissario europeo all’ambiente, invece?

«Se mi chiamano, lo faccio. Anche perché se succede che, dopo un rifiuto, accetta un incapace, poi la colpa diventa tua, che ti sei sottratto all’impegno. Ma davvero: non è nei miei sogni».

E tra le tante ricerche rimaste incompiute, potesse lavorare solo su di una, quale sceglierebbe?

«Facile: sceglierei la più difficile».

Questo articolo è stato pubblicato su Wired n. 106, ed. Autunno 2023

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