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Israele comincerà presto l’invasione totale di Gaza, per annientare Hamas fino all’ultimo uomo. Il leader israeliano, Benjamin Netanyahu, lo ha annunciato il 25 ottobre parlando ai media nazionali, senza curarsi del podio delle Nazioni Unite (Onu). Non ha fornito ulteriori informazioni, né annunciato una data di inizio dell’invasione, ma ha mostrato al mondo la scelta di campo del suo Israele nel riassetto degli equilibri di potenza globali.
- Il discorso di Bibi
- La lezione per le Nazioni unite
- Il messaggio alle autocrazie
- Le prime mosse sul campo
Il discorso di Bibi
“Israele è nel mezzo di una lotta esistenziale. I nostri obiettivi sono l’eliminazione di Hamas, attraverso la distruzione delle sue capacità militari e di governo, e fare il possibile per liberare i nostri ostaggi – ha detto Netanyahu, come si legge sul Time of Israel -. Ci stiamo preparando per un’incursione di terra, ma on specificherò quando, come o in quanti. Tutti i membri di Hamas sono morti che camminano, sopra e sotto terra, dentro e fuori Gaza. Stiamo lavorando 24 ore su 24 per raggiungere gli obiettivi di guerra fino alla vittoria, senza considerazioni politiche”.
Le parole di Bibi, soprannome di Netanyahu, sono arrivate 24 ore dopo l’apertura della più grande crisi diplomatica mai avvenuta tra Onu e Israele. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha condannato ufficialmente le violazioni del diritto internazionale e umanitario compiute da Israele a Gaza. Tel Aviv ha risposto chiedendone le dimissioni e negando il visto di ingresso nel paese ai rappresentanti dell’Onu, a tempo indeterminato.
La lezione per le Nazioni Unite
Prima dell’intervento, il ministro degli esteri, Eli Cohen, aveva commentato la vicenda spiegando che, per Israele, “è arrivato il momento di dare una lezione” alle Nazioni Unite, si legge sul The Independent. Qualche ora dopo, il discorso di Netanyahu non ha detto nulla sulla prossima invasione di Gaza, ma ha spiegato quale lezione Tel Aviv intende impartire all’Onu. Una lezione mondiale.
Dall’interno dei confini del suo paese, il leader di uno stato democratico membro dell’Onu ha rifiutato l’autorità e il significato delle Nazioni Unite, promettendo di raggiungere una vittoria militare “senza fare considerazioni politiche”. In altre parole, Netanyahu ha annunciato una guerra totale, posizionando Israele fuori dall’insieme di regole che i membri delle Nazioni Unite hanno codificato e dovrebbero rispettare, per dimostrare di essere abbastanza forte da riuscire a sfidare l’Onu senza conseguenze, come accade solo alle grandi potenze.
Il messaggio alle autocrazie
Dopo aver asserito il proprio status nella regione, il secondo destinatario delle parole di Bibi sono Hamas, l’Iran, la Siria, ma anche la Corea del Nord, la Russia o la Cina, cioè i rivali dell’occidente democratico. Con la frase “raggiungere gli obiettivi di guerra fino alla vittoria, senza considerazioni politiche” Netanyahu lancia loro un avvertimento: le democrazie possono essere spietate e non pagarne le conseguenze.
Le prime mosse sul campo
Nelle ore successive le parole di Netanyahu, i carri armati israeliani hanno superato i confini di Gaza penetrando nel nord della Striscia. L’esercito ha annunciato l’operazione descrivendola come “un raid mirato, parte dei preparativi per le prossime fasi del combattimento”. Una specie di breve prova generale dell’invasione su larga scala, per mostrare al mondo come alle parole del leader corrispondano fatti concreti e repentini.
La zona settentrionale di Gaza è ormai quasi completamente disabitata, perché è qui che si sono concentrati gli attacchi durante le ultime settimane di conflitto. La gran parte degli abitanti della Striscia è già fuggita a sud, sperando di venire risparmiata dalla guerra, e anche Israele ha esortato i palestinesi a evacuare a sud, minacciando di considerare come “simpatizzante dei terroristi” chiunque decida di restare a nord, si legge su Reuters.
Ma nel frattempo, Tel Aviv ha comunque continuato a bombardare anche la parte meridionale di Gaza, dove si trovano gli sfollati. La linea dettata da Netanyahu è infatti di considerare ogni parte di Gaza come un “obiettivo legittimo”, perché Hamas potrebbe essere ovunque.