giovedì, Dicembre 26, 2024

Essere Brian Eno

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

E verso gli ultimi minuti dell’intervista ben condotta da Tom Service, Brian Eno prova a ipotizzare qualche via d’uscita:

“Penso che l’unica speranza che ho è che, nella pura disperazione di cercare di salvare qualcosa della civiltà, dovremo comportarci in modo civile. Dovremo agire come una democrazia di qualche tipo. Ricordo questa citazione di un politologo americano: ha detto che la democrazia è un sistema politico per le persone che non sono sicure di avere ragione. Ed è un pensiero davvero intelligente. I diversi sistemi che vediamo ora sono gestiti da persone che sono assolutamente certe di avere ragione: Trump, Netanyahu, Bolsonaro. Questi non hanno alcun dubbio, si sentono completamente autorizzati a fare qualunque cosa serva alla loro causa, perché sono convinti di avere ragione. Quindi siamo democratici e ammettiamo che non lo sappiamo e che dobbiamo fare qualcosa insieme. La forza della razza umana non è la capacità di avere rapporti reciproci, ma di cooperare”.

Non solo musica e non solo arte perché Brian Eno ragiona, pensa e vive su più piani che dialogano a livello sociale e umano, prima ancora che artistico – era stato anche nostro ospite al Wired Next Festo 2020. Una delle menti più ispirate e sensibili smonta abilmente il mito americano del “self-made man”. In un’epoca in cui si dice spesso che “bisogna separare l’uomo dall’artista”, noi ci teniamo Brian Eno come un unicum, come una sola grande scultura fatta di emozioni, suoni e pensieri.

La Biennale Musica è stata molto di più

La presenza di Brian Eno è stata certamente l’evento catalizzante in queste due settimane ma il programma della Biennale Musica – diretta artisticamente dalla compositrice Lucia Ronchetti – si è rivelato uno dei più coraggiosi di sempre. Estremamente sfaccettato grazie alla capacità di mettere in relazione musica classica contemporanea, ambient, techno, hyper pop, minimal e avanguardista con nomi come Kode9, Autechre, Kali Malone – per citarne qualcuno – all’interno degli spazi storici della città di Venezia.

Fortissima è stata la correlazione e i tentativi di far dialogare musica, ambienti sonori e tecnologia. Una delle performance più toccanti, e allo stesso tempo interessanti, è stata Interviews of Silence: Tribune Congo Mapping dell’artista, producer e dj, David Shongo, accompagnato dalla musicista giapponese Kyoka – già al lavoro con William Basinski, Ryuichi Sakamoto, Ryoji Ikeda e tanti altri. Uno spettacolo che ha messo assieme la tragica situazione delle donne vittime della guerra nella zona est della Repubblica Democratica del Congo, la sonorizzazione che permea le immagini delle interviste del documentario e ChatGPT come interlocutore di una tragica e devastante realtà, alla ricerca di una giustizia e di una soluzione che nemmeno l’intelligenza artificiale più evoluta può darci. Estelle Schorpp, invece, ha trattato in A Conversation Between a Partially Educated Parrot and a Machine il rapporto sonoro fra registrazioni ornitologiche, un fonografo e produzioni umane cercando di trovare e sottolineare punti in comune.

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Squid Game 2, la recensione e l'analisi degli episodi della seconda stagione della serie Netflix

L’episodio offre anche un ritratto del Reclutatore, un sociopatico ossessionato dal gioco d'azzardo estremo. Il ruolo offre a Gong...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img