giovedì, Dicembre 26, 2024

Stati Uniti, perché le elezioni amministrative sono da seguire con attenzione

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Queste elezioni negli Stati Uniti non sono certamente sexy come quelle nazionali, che avvengono dopo mesi e mesi di campagna elettorale, dopo discussioni accese e a volte imbarazzanti tra i due candidati. O tre. Quest’anno, infatti, uno della stirpe Kennedy si è candidato come indipendente, cosa che preoccupa sia i democratici che i repubblicani: i primi temono che con un nome come il suo, molti lo voteranno a priori, i secondi perché significa per loro avere voti in meno di chi (cosa incredibile, ma vera) non sa scegliere tra Biden e Trump.

Siccome quelle del sette novembre sono elezioni molto meno sentite, sarebbe interessante utilizzarle per capirci un po’ di più sul sistema elettorale americano, estremamente complicato, utilizzato durante le elezioni presidenziali.

I meccanismi e i numeri

Anche se questa volta ci saranno più persone che votano (Trump e Biden sono agli antipodi, e ognuno ha un’opinione diversa rispetto a entrambi), di solito i numeri sono bassi: su 240milioni di americani che hanno diritto al voto, quattro anni fa ha votato un po’ più della metà. I voti si contano in due modi: quello popolare (un voto uguale un punto) e quello del collegio elettorale, non sempre ovvio da capire. Funziona così: ogni Stato vale un certo numero di punti, e cioè la somma dei senatori (sempre due per Stato) e i rappresentanti della Camera. In totale, ci sono 538 persone che rappresentano tutti gli Stati. Per esempio, la California, che ha quasi quaranta milioni di abitanti, ha 54 elettori, mentre il Massachusetts, in cui abitano sette milioni di anime, ne ha 11. Vince la presidenza chi raggiunge almeno 270 voti elettorali, anche se non vince quello popolare.

Perché complicare così tanto? Perché, malgrado gli Stati Uniti abbiano fatto guerre a destra e a manca per portare democrazia nel mondo, non conta soltanto il voto popolare? Il motivo è storico e comprensibile: i Padri Costituenti erano preoccupati che le elezioni fossero determinate soltanto dagli Stati più grandi, mentre quelli piccolini non avrebbero avuto tanta voce in capitolo. Diciamo che la ragione principale di questo sistema elettorale, per quanto complesso, riguarda appunto la democrazia.

Un voto che conta

Benché le elezioni di questo novembre sembrino poco importanti, in realtà lo sono eccome. Si comincia dalle città, dalle regioni e dagli Stati a eleggere rappresentanti che offrano delle risoluzioni adeguate ai problemi locali: le leggi locali, l’andamento scolastico, il problema degli homeless, quello degli affitti alti, delle mense, degli aiuti sanitari, sociali, perché è proprio dalle politiche locali che si arriva a Washington. La carriera dei politici inizia così e ad ogni elezione, fanno un passo in più fino ad arrivare a essere parlamentari, senatori e senatrici. Da questo pool di persone si sceglie poi il candidato che, se vince le presidenziali, sarà la faccia dell’America sia internamente che all’estero.

Ora più che mai è importante partecipare alle elezioni statali. Prendiamo per esempio lo Stato della Florida, guidato da Ron Desantis e che sta diventando una culla medievale: sono stati bannati molti libri; è diventato addirittura difficile insegnare ai bambini la triste storia degli afroamericani: lo si deve fare in modo tale da non far sentire in colpa i bambini bianchi. L’aborto è severamente vietato dopo le prime sei settimane. Ha incorporato la legge “Don’t Say gay” che vieta di discutere di genere o di orientamento sessuale nelle scuole, legge che ha provocato una lunga battaglia legale con la Disney. Ha legalizzato di portare armi in tasca, ma che non si vedano, senza che le persone debbano richiedere il porto d’armi. Ha fatto in modo che la pena di morte sia usata più frequentemente. Ha usato i migranti provenienti dal Messico come scudi politici, mandandoli negli Stati democratici, come a dire: “visto che siete così più bravi di me, occupatevene voi”.

Insomma, una bella personcina. Fa a gara con Trump a chi è più restrittivo., Ha iniziato la sua carriera di politico a poco a poco, proprio grazie a elezioni come quelle del 7 novembre di quest’anno. Adesso è candidato alla Casa Bianca.

Gli Stati Uniti sono un Paese estremamente complesso, in parte all’avanguardia e in parte retrogrado. È importante sapere come funziona perché, volenti o nolenti, la sua influenza sull’Europa è incommensurabile e irrefrenabile.

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