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Il nuovo conflitto tra Israele e Hamas ha fatto notare a tanti osservatori internazionali un fatto che in realtà è acclarato da anni: l’influenza della Cina in Medio Oriente. Pechino ha messo da tempo solide radici nella regione, sviluppando in maniera capillare la propria presenza commerciale e diplomatica. Facendolo peraltro in modo trasversale: la storica amicizia con l’Iran non è stata un ostacolo per approfondire i rapporti coi Paesi del Golfo, né persino con la stessa Israele, diventandone peraltro il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti.
Qualche mese fa, proprio Pechino ha ospitato il round decisivo dei colloqui tra Arabia Saudita e Iran, officiando la cerimonia con cui sono ripartiti ufficialmente i rapporti diplomatici tra i due (ex?) rivali regionali. E mentre anche Washington chiede a Xi Jinping di esercitare la propria influenza su Teheran per evitare un allargamento del conflitto, Pechino continua a guadagnare spazio dalle parti di Riad, forse la capitale economicamente e diplomaticamente più ambiziosa dell’area.
Questo approfondimento dei rapporti passa anche per la tecnologia, con risvolti strategici non indifferenti proprio sui due settori più cruciali: intelligenza artificiale e microchip. Vale a dire i due snodi sui quali la Cina è impegnata da tempo in una dura contesa con gli Stati Uniti, tradizionale alleato dell’Arabia Saudita. Basti pensare che negli scorsi mesi la King Abdullah University of Science and Technology ha collaborato con due università cinesi, la Chinese University di Hong Kong e la Shenzhen Research Institute of Big Data, per la creazione di un sistema di intelligenza artificiale in lingua araba.
Cooperazione su AI e supercomputer
Sotto la guida del professore Jinchao Xu, l’istituto saudita ha lanciato AceGPT. La mossa fa parte degli sforzi dell’Arabia Saudita per guidare lo sviluppo regionale della tecnologia intelligenza artificiale. Insieme agli Emirati Arabi Uniti, la potenza del Golfo sta cercando di competere con le aziende di intelligenza artificiale e di creare modelli su misura per i parlanti arabi. E per farlo ha scelto di cooperare con Pechino. Non una sorpresa, vista l‘enfasi crescente che da parte cinese viene data alla cooperazione in campo digitale, all’interno o meno della cornice della Via della Seta.
La collaborazione tra Arabia Saudita e Cina è molto forte anche nel campo della ricerca e sviluppo, come dimostra la crescente presenza di accademici cinesi nell’università, tra cui il 20% degli studenti, il 34% dei ricercatori post-dottorato e il 9% dei membri della facoltà. Tra loro, secondo il Financial Times c’è anche chi collabora allo sviluppo del supercomputer Shaheen III, che mira a fornire una potenza di calcolo 20 volte superiore a quella del sistema esistente.