giovedì, Dicembre 26, 2024

Cyber bullismo: per i giovanissimi italiani tanto tempo online e poche competenze

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Famiglie, scuola e centri territoriali che offrono assistenza possono fare la loro parte per accompagnare i ragazzi lungo la strada digitale ma, come conferma il rapporto, non è possibile dare nulla per scontato. A scuola, è “scarsa la conoscenza sugli strumenti di prevenzione […]: solo il 18% degli studenti e delle studentesse della secondaria di secondo grado che hanno partecipato al monitoraggio (sulla piattaforma istituzionale Elisa, ndr) ha dichiarato di sapere chi sia il docente referente per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo nella propria scuola”.

A casa, non è detto che ci sia una reale consapevolezza dei rischi di un’esposizione prolungata alla rete e agli strumenti digitali, fin dalla più tenera età. Inoltre, sono proprio i genitori, in Italia come nel resto del mondo, a rendersi protagonisti di quello sharenting che espone i bambini a rischi che vanno dallo sfruttamento sessuale alla violazione della privacy.

E poi c’è il territorio: sebbene in Italia, afferma il report, siano presenti 87 centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni, attraverso team multidisciplinari formati da psicologi, assistenti sociali, educatori, non tutte le regioni possono offrire lo stesso supporto a chi si confronta con la generica dipendenza da internet ma anche con un rapporto distorto con il gaming, lo shopping online, il sesso virtuale e anche il sovraccarico informativo (la Lombardia è leader con ben 33 centri, ndr).

Ma non ci sono solo ombre nel rapporto tra giovanissimi e digitali. C’è spazio anche per l’interesse per le news e la lettura di riviste e giornali online (37% nella fascia 14-17 anni), per l’attivismo e l’espressione di opinioni sui grandi temi della politica e della società (interessa al 29% dei 14-17enni), per l’utilizzo in classe di tool e metodologie innovative, come il gaming applicato alla didattica o il coding, quest’ultimo sempre più decisivo per avvicinare anche le studentesse alle Stem. E poi ancora la valorizzazione delle tecnologie per favorire l’inclusione degli alunni con disabilità: secondo i dati riferiti dall’Atlante, “in Italia, il 76% delle scuole primarie e secondarie dispone di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità”.

La presenza online, ma non è un’acquisizione rivoluzionaria, può anche impattare positivamente sulla vita dei giovanissimi. La certezza è che sarà più facile farlo lavorando su temi importanti come i gap conoscitivi, il contrasto alle disuguaglianze ma anche su numerosi aspetti più marcatamente tecnologici e normativi, al fine di costruire anche una rete adeguata alle esigenze dei giovanissimi, in particolare nel contesto europeo laddove l’attenzione alla regolamentazione e al contrasto di alcune prassi sbagliati dei giganti del tech si è già manifestata in diversi passaggi.

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