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Gli affari sono affari. E così capita che, mentre sono impegnate a darsi battaglia su vari fronti, come per esempio quello dell’intelligenza artificiale, le big tech stringano accordi miliardari utili a portare guadagno a tutte le parti coinvolte.
È il caso per esempio di Google e Apple, che, come riporta Il Sole 24 Ore hanno da tempo stretto un patto in base al quale l’azienda di Mountain View concede a quella di Cupertino una quota pari al 36% dei ricavi pubblicitari totali realizzati grazie alle ricerche effettuate via Chrome sul browser Safari. In questa maniera, l’azienda controllata da Alphabet si è assicurata che il suo resti il motore di ricerca predefinito su tutti i Mac, gli iPad e gli iPhone.
A rivelare i dettagli dell’accordo è stato il professore di Economia dell’università di Chicago Kevin Murphy nella sua testimonianza nel corso del processo a tema antitrust che vede Google accusata da Epic Games di aver violato le leggi degli Stati Uniti sulla libera concorrenza. Interrogato sul tema, lo stesso amministratore delegato di Alphabet Sundar Pichai ha poi confermato la sussistenza del patto. Secondo i media americani, considerando che Google ha speso nel 2021 26,3 miliardi di dollari per essere il motore di ricerca predefinito su Safari e altri browser, tra cui Mozilla Firefox, dovrebbero essere circa 18 quelli incassati nel periodo da Apple.
Come riporta il Financial Times, nel processo in corso negli Stati Uniti Epic Games accusa il colosso di Mountain View di aver monopolizzato il mercato ostacolando gli app store rivali capaci di funzionare sul sistema operativo Android. In tale maniera, gli sviluppatori di applicazioni sarebbero stati costretti a utilizzare il sistema di pagamento di Google, sottostando quindi a tariffe più elevate.
La società produttrice di videogiochi aveva già portato in tribunale Apple con accuse simili, perdendo. In questa circostanza il contenzioso “ha – spiega il vicepresidente degli affari governativi di Google Wilson White – ancora meno valore data la flessibilità e le scelte offerte da Android”, a suo dire più permissive di quelle di Cupertino.