giovedì, Dicembre 26, 2024

Alcol, cosa succede al cervello quando si abbandona la dipendenza

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L’alcol non è tenero con il nostro cervello. E per chi fa del bicchiere un vizio, le cose vanno anche peggio. L’abuso cronico di bevande alcoliche interferisce con il controllo dell’equilibrio, con al memoria, le capacità verbali, il giudizio, e predispone allo sviluppo di disturbi psichiatrici, perché altera alcune importanti strutture del nostro cervello dedicate alle funzioni cognitive superiori. Una su tutte, la corteccia: nelle persone che soffrono di dipendenza alcolica da anni, infatti, è stato dimostrato un assottigliamento di questo strato esterno, e cruciale, del sistema nervoso centrale. Fortunatamente, il nostro cervello è un organo tanto delicato quanto plastico, e nuove evidenze presentate dai ricercatori di Stanford e della University of California di San Francisco dimostrano che in poco più di sette mesi dall’ultimo bicchiere, la corteccia cerebrale di un ex alcolista torna al volume che si riscontra in persone che non abusano di sostanze alcoliche.

Mancavano dati

Fino ad oggi, in effetti, non era chiaro se le conseguenze a lungo termine dell’abuso cronico di alcolici sul cervello fossero, o meno, reversibili. “I pochi studi longitudinali che hanno indagato i cambiamenti dello spessore corticale durante i periodi di astinenza dagli alcolici erano limitati al primo mese in cui si rimane sobri”, scrivono gli autori dello studio. “Quanto la corteccia possa recuperare il suo normale spessore dopo un periodo esteso di sobrietà, superiore quindi ai sei mesi, non era noto”.

Chiaramente, si tratta di informazioni importanti per valutare gli effetti della disintossicazione nelle persone affette da dipendenza alcolica. Un problema reso quanto mai attuale da Covid-19, visto che la pandemia, e le misure di distanziamento decise in quasi tutto il mondo, hanno causato un aumento drastico del numero di persone per cui l’alcol si è trasformato in un problema: nel 2022, ad esempio, il dipartimento delle politiche antidroga ha certificato che quasi tre milioni di italiani hanno un consumo di alcolici considerato a rischio, con percentuali in costante aumento che superano ormai del 57% quelle del 2006.

Lo studio

Le alterazioni della corteccia legate all’abuso cronico di alcol interessano anche le zone responsabili del controllo delle dei propri impulsi, come la corteccia prefrontale, implicata nella pianificazione e nell’autocontrollo. Con ogni probabilità, la degradazione di queste strutture cerebrali rende quindi più difficile per un alcolista resistere alla tentazione, e crea un circolo vizioso che alimenta la dipendenza. Sapere che la corteccia ritrova la sua normale morfologia e funzionalità dopo un periodo più o meno lungo di astinenza dall’alcol potrebbe quindi lasciar sperare che rimanere sobri possa diventare sempre più semplice, con il passare del tempo.

Nello studio, i ricercatori americani hanno esaminato il cervello di 88 persone con una storia di dipendenza alcolica effettuando scansioni cerebrali periodiche a partire dal momento in cui i volontari hanno deciso di smettere di bere. Solo 40 di loro sono riusciti ad arrivare al termine dello studio, a 7,3 mesi di distanza dall’ultimo bicchiere. I ricercatori hanno comparato le scansioni effettuate con quelle di 45 persone che non soffrivano di dipendenze, dimostrando che rimanere sobri per più di sette mesi permette al cervello di recuperare buona parte dei danni indotti dall’alcol.

Servono ulteriori ricerche

Il recupero maggiore si nota nelle prime settimane, e non tutte le aree monitorate nello studio hanno visto lo stesso inspessimento della corteccia. In totale, i ricercatori ne hanno analizzate 34, di cui 25 hanno recuperato spessore nel periodo di astinenza dalle bevande alcoliche, e per 24 il risultato finale è risultato statisticamente equivalente a quanto si vede in persone che non consumano alcol. Nei fumatori, inoltre, il recupero è risultato minore, e quindi smettere di fumare potrebbe contribuire a ritrovare più facilmente la salute cerebrale intaccata dall’abuso di alcolici.

I risultati sono incoraggianti, ma è bene sottolineare che il campione analizzato nello studio non è particolarmente ampio, e risulta quindi difficile generalizzare quanto emerso dalla ricerca all’intera popolazione delle persone che soffrono di dipendenza alcolica, o escludere del tutto l’influenza di variabili come la genetica, l’esercizio fisico, o la salute generale. La ricerca inoltre non ha valutato se, e in che modo, il recupero di spessore corticale risulti associato ad un miglioramento delle capacità cognitive e della funziona cerebrale. Aspetti che andranno esplorati in futuro con ulteriori ricerche.

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