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La collaborazione tra l’intelligenza artificiale e gli esseri umani è destinata a crescere ed espandersi nei prossimi anni. L’AI sta cambiando il volto del lavoro e il ruolo centrale degli esseri umani si intuisce in questo cambiamento. La chiave di volta sta nell’unione di queste due forze, intelligenti, in modo da poter elevare al massimo il potenziale di entrambe.
La capacità delle macchine di apprendere e automatizzare una vasta gamma di compiti sta dando forma a una “nuova era” in cui gli esseri umani e l’AI lavorano insieme in “connessione” per raggiungere nuovi livelli di efficienza e produttività. Questa collaborazione è una pietra miliare nella storia del lavoro e promette di trasformare radicalmente le dinamiche aziendali. E dobbiamo pensare che tutti questi temi hanno a che fare con una “persona” e non risorsa, che è un organismo complesso, fatto non solo di competenze, ma soprattutto di attitudini e motivazioni che indirizzano la conoscenza e migliorano le relazioni.
Ford e Olivetti avevano una cosa in comune: la comprensione del ruolo delle macchine rispetto alle persone. Eppure, la loro sensibilità li ha portati a due risultati completamente differenti. In un caso l’ottimizzazione sistemica del processo, nell’altro un sistema ottimizzato intorno alla persona.
Le aziende utilizzano sempre più i dati per migliorare le performance, la comprensione dei clienti e la gestione dei collaboratori. Le analisi devono permettere di conoscere meglio le persone, ma occorre fare un patto umano affinché i dati siano come le parole: definiscano la realtà. Ed è per questo che dobbiamo creare una nuova cultura partendo dal dato.
Abbiamo la responsabilità di costruire una relazione armoniosa con la tecnologia e la tecnologia deve essere in armonia con le nostre vite e i dati, in questo senso, partecipano al senso. È ciò che accade nel mondo del lavoro, dove è fondamentale affrontare il tema dell’“intelligence” che non è soltanto artificiale, ma è una trasformazione culturale che anziché partire dal mezzo (la macchina) è orientata allo scopo (il talento). Per questo voglio chiamarle “intelligenze sensibili”.
Uno dei miti più diffusi sull’AI è che essa sostituirà gli esseri umani nel mondo del lavoro. L’AI si sta rivelando un complemento potente per le competenze umane, invece di un surrogato. Questo fa sì che l’AI sia un perfetto alleato per gli esseri umani sul lavoro. Quando abbiamo iniziato ad avvicinarci a questi aspetti pensavamo che il tema dell’AI per le risorse umane consistesse nel risparmiare tempo. Il ritorno è il tempo.