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In vista del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la società di ricerche di mercato e consulenza Ipsos ha fatto il punto sulla violenza economica di genere. I dati mostrano come il fenomeno sia particolarmente diffuso, con il 49% delle donne interpellate che dichiara di aver subìto violenza economica almeno una volta nella vita, numero che sale al 67% tra le donne divorziate o separate.
La situazione:
Cos’è la violenza economica
Con violenza economica di genere ci si riferisce a atti di controllo del comportamento delle donne in termine di uso e distribuzione del denaro, attraverso la costante minaccia di negare le risorse economiche, esposizione a debiti, il divieto a un’indipendenza economica tramite l’esclusione al lavoro o di utilizzare le proprie risorse secondo la propria volontà.
Riguarda in particolare la sfera familiare e di coppia e si esplicita in comportamenti volti a impedire l’indipendenza economica e finanziaria, al fine di imporre un controllo indiretto ma estremamente incisivo sulla donna. Si tratta di un fenomeno sommerso e poco indagato, perché anche le vittime faticano a riconoscerla come vera e propria violenza a causa di comportamenti ancora oggi culturalmente giustificati (come l’accettazione dell’uomo in quanto autorizzato a detenere il controllo economico), ma diffuso in tutte le tipologie di coppie e trasversale a tutte le fasce di reddito.
I dati sulla violenza economica
Secondo la ricerca Ipsos, la violenza economica è considerata “molto grave” solo dal 59% di cittadini e cittadine, ma circa il 49% delle donne ha dichiarato di essere stata vittima di violenza economica, con un picco del 67% tra separate o divorziate, di cui il 28% ha subìto decisioni finanziarie prese dal partner senza un coinvolgimento preventivo.
Rispetto alle varie forme di violenza economica, il 91% ritiene preoccupante l’imposizione di privazioni economiche da parte dell’uomo verso la partner, cosa che viene considerata anche la più grave forma di violenza economica dal 31% delle persone. Segue l’accumulo di debiti da parte dell’uomo a nome della donna (24%), il sabotaggio lavorativo (17%), il controllo delle finanze (11%) e in ultimo il rifiuto dell’uomo di contribuire alle spese comuni in famiglia (6%).
Secondo il 49% dei cittadini le donne sono più spesso vittime di violenza economica perché hanno un minor accesso degli uomini al mercato del lavoro e una possibile soluzione viene individuata dal 52% delle persone nel riconoscere alla donna la cura della casa e dei figli come un vero lavoro, ricevendo legalmente parte delle entrate. Allo stesso tempo, per il 42% delle persone interpellate non c’è nulla di particolarmente negativo se in una coppia l’uomo dà un budget mensile alla donna che non lavora.
Rispetto alla violenza economica diretta, doversi giustificare verbalmente con il proprio partner per come si sono spesi i soldi è la dinamica più citata (15%). L’ 11% delle persone interpellate ha invece dovuto giustificare le proprie spese mostrando scontrini, ricevute o estratti conto. Il 14% ha dichiarato di aver subìto, almeno una volta nella vita, decisioni finanziarie prese dal proprio partner senza essere consultata prima e una sua dieci (11%) si è vista negata la possibilità di lavorare.