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È morto all’età di 100 anni Henry Kissinger, l’ex segretario di Stato degli Stati Uniti e tra i più importanti protagonisti della politica nordamericana contemporanea. Kissinger ha plasmato il ruolo degli Stati Uniti come superpotenza globale. Anche con ingerenze machiavelliche e senza scrupoli nella politica di altri paesi, come nel caso del bombardamento e dell’invasione della Cambogia e del sostegno al colpo di Stato di Augusto Pinochet in Cile del 1973 che defenestrò Salvador Allende. Componente del Partito repubblicano, nominato Consigliere per la sicurezza e segretario di Stato sotto due presidenze, quella di Richard Nixon e quella di Gerald Ford tra il 1969 e il 1977, nel 1973 ha ricevuto il premio Nobel per la pace.
L’infanzia e la guerra
Kissinger nasce a Fürth, in Baviera, nel 1923. Il padre è un insegnante, la madre una casalinga. Quando nel 1938 la Germania nazista inizia la persecuzione razziale contro le persone ebree, i Kissinger lasciano il paese e trovano rifugio prima a Londra e successivamente a New York. Il giovane Heinz, che nel frattempo “anglicizza” il nome in Henry, si arruola nell’esercito degli Stati Uniti quando scoppia la Seconda guerra mondiale. Gli viene affidata l’amministrazione della cittadina di Kefeld, allo sbando dopo la ritirata dei nazisti, che lui riorganizza con successo in breve, al punto da guadagnare la stima dei vertici militari. Tuttavia, alla fine della guerra, chiede il congedo per terminare l’università ad Harvard, dove si laurea con il massimo dei voti e inizia la carriera accademica.
Gli studi politici
Kissinger inizia a frequentare circoli politici. Un suo scritto, Nuclear Weapons and Foreign Policy (Armi nucleari e politica estera), nel quale propugna una nuova teoria della pace e della guerra basata sulla corsa agli armamenti nucleari, lo rende famoso. E lo avvicina al gabinetto del presidente John Fitzgerald Kennedy, senza successo. Il successore, Lyndon Johnson, lo spedisce in Vietnam, dove Henry Kissinger constata con i suoi occhi i grandi errori di Washington nella guerra contro il Vietnam.
In politica
Per Kissinger, però, la ribalta arriva con la presidenza di Richard Nixon. E questo benché in una intervista a Oriana Fallaci abbia detto: “Sono stato contro di lui in tre elezioni“. Ciononostante, c’è affinità tra i due e Kissinger plasma la politica estera della Casa Bianca. La sua strategia consiste nel passare dal muro contro muro tipico del periodo della Guerra Fredda a una diplomazia di continui negoziati, per contenere il potere altrui senza arrivare allo scontro militare. Kissinger imposta le trattative per uscire dalla guerra del Vietnam e apre canali di negoziazioni con l’Unione sovietica e la Cina. È la politica della distensione, che persegue anche attraverso viaggi segreti in Cina per impostare le nuove relazioni diplomatiche con il Dragone. Proprio l’accordo con il Vietnam gli vale il Nobel per la pace nel 1973.
Senza scrupoli
La sua visione di politica estera, tuttavia, tracima anche in ingerenze pericolose. Per quanto lo abbia sempre negato pubblicamente, Kissinger ha un ruolo attivo nel golpe militare in Cile dell’11 settembre 1973, manovrato da Augusto Pinochet ai danni del presidente eletto Salvatore Allende. Pinochet instaura un regime autoritario e sarà accusato di crimini contro l’umanità. Nel 2001, mentre si trova a Parigi, Kissinger ricevette un mandato di comparizione dalla magistratura francese per dare una sua testimonianza sulla sparizione di cinque cittadini francesi nei primi giorni della dittatura di Pinochet, ma lascia il Paese il giorno stesso.
Uscito indenne dallo scandalo Watergate che mette fine alla presidenza Nixon, continua a collaborare con la presidenza Ford, poi si ritira dalla politica. Fonda il celebre studio di consulenza Kissinger Associates, che arruola ex ministri e sottosegretari e assiste governi mondiali grandi e piccoli. È stato proprio il suo studio a dare la notizia della sua morte, avvenuta nella sua casa in Connecticut. Tra i suoi ultimi impegni pubblici, un incontro nella residenza a Washington dell’ambasciatrice italiana Mariangela Zappia con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo scorso luglio. Kissinger, amico intimo di Gianni Agnelli, ha sempre seguito le vicende italiane.
Ansa riferisce che in occasione del suo centesimo compleanno lo scorso maggio, sul Washington Post, il figlio David attribuisce l’eccezionale vitalità fisica e mentale del padre nell’inesauribile curiosità per le sfide esistenziali del momento: dalla minaccia delle atomiche all’intelligenza artificiale su cui nel 2021 scrisse il penultimo libro, The age of Ai: and our human future.