giovedì, Dicembre 26, 2024

Lupo Alberto compie 50 anni, e non perde né il pelo né il vizio (di far ridere)

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Andrea

Lupo Alberto compie 50 anni. L’indimenticabile protagonista di tante strisce, tavole e storie umoristiche, in bilico tra gag ricorrenti e sottile satira sociale, è divenuto negli anni un vero e proprio simbolo del fumetto italiano. In occasione dell’importante anniversario, il suo creatore Silver (al secolo Guido Silvestri) è ospite d’onore al Torino Comics.

Il festival torinese del fumetto italiano e internazionale, ormai giunto alla sua ventottesima edizione, si tiene a Lingotto Fiere dal 12 al 14 aprile. A Silver e al cinquantennale di Lupo Alberto è dedicata un’operazione filatelica in collaborazione con Poste Italiane, con un annullo postale speciale, una cartella collezionabile e tre cartoline inedite – oltre a un incontro dedicato tra Silver e i suoi fan, il 13 aprile.

Ne abbiamo approfittato per scambiare quattro chiacchiere con Silver, e fare il punto sui 50 anni del suo Lupo Alberto e il segreto del suo successo. Scoprendo che alla fine il vecchio lupo azzurro non perde né il pelo, né il vizio (di far ridere).

Lupo Alberto compie 50 anni e non perde n il pelo n il vizio

Negli ultimi 50 anni il mondo è cambiato molto, rispetto a quando hai immaginato la bucolica fattoria McKenzie per la prima volta nel 1974. Come sarebbe Lupo Alberto se nascesse oggi?
“Credo che non sarebbe molto diverso. Lupo Alberto deriva dall’influenza di decine e decine di autori, ma principalmente è nato perché a me serviva un rifugio. Avevo la necessità di un mondo alternativo, un’altra dimensione, che fosse più confortevole di quella in cui stavo vivendo. Ancora oggi per me disegnare Lupo Alberto significa entrare e immergermi in un mondo che mi dà conforto. Quando creo le strisce, le tavole, ci entro quasi fisicamente. Come un palombaro, mi faccio calare giù in quelle profondità, nel mondo della fattoria McKenzie. Fuori c’è qualcuno che mi pompa ossigeno, ovvero la mia famiglia; e dentro io vedo i personaggi, li incrocio, li saluto, ci parlo. È un momento di grande conforto in cui mi sento perfettamente a mio agio. E credo che se anche Lupo Alberto nascesse oggi, forse sì, forse non sarebbe più influenzato dal fumetto americano, ma magari da quello orientale, che nel frattempo ha preso piede; però sono convinto che avrei creato qualcosa di molto simile”.

È questo a suo avviso il segreto del successo di Lupo Alberto? La sua capacità di offrire anche ai lettori una dimensione più confortevole, un rifugio sicuro?
“Me lo sono chiesto spesso anche io. In passato ero molto più scettico riguardo a questo fatto, non ci credevo. Ma dopo 50 anni, anche oggi ricevo dei messaggi, delle confessioni da parte di vecchissimi lettori, che mi dicono che in questo fumetto, nei momenti bui della loro vita, hanno trovato conforto e una famiglia. Sembra esagerato, però me lo dicono, me lo ripetono ancora, e alla fine sto cominciando a crederci anche io”.

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