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L’aumento delle temperature dei mari causato dalla crisi del clima ha innescato il quarto sbiancamento di massa dei coralli in 30 anni, il secondo negli ultimi 10. Ciò significa la morte di vaste aree di barriera corallina e conseguenze gravissime sull’intero ecosistema oceanico. Si tratta del più intenso evento del genere mai registrato e per ora interessa il 54% delle barriere coralline globali, ma la percentuale sta crescendo dell’1% ogni settimana. Il record precedente, registrato tra il 2014 e il 2017, si era fermato al 56%.
Dove sta avvenendo lo sbiancamento
Come riportano gli scienziati della National oceanic and atmospheric administration degli Stati Uniti (Noaa), lo sbiancamento di massa è incominciato a febbraio 2023 e non si è ancora arrestato, interessando l’emisfero settentrionale, quello meridionale e ciascun bacino oceanico principale. Nessuna barriera corallina dei tropici è stata risparmiata e le rilevazioni confermano come l’evento abbia colpito le formazioni coralline dell’Atlantico, del Pacifico, dell’Oceano indiano, ma anche di alcune aree interne come il mar Rosso.
Per avere dei punti di riferimento, lo sbiancamento di massa ha colpito i coralli al largo di Florida, Caraibi, Brasile, Messico, El Salvador, Costa Rica, Panama, Colombia, la Grande barriera corallina autraliana, Figi, Vanuatu, Tuvalu, Kiribati, Samoa, Polinesia francese, Tanzania, Kenya, Mauritius, Seychelles, Tromelin, Mayotte, Indonesia, nel golfo Persico e nel golfo di Aden. “Con il continuo riscaldamento degli oceani, lo sbiancamento dei coralli sta diventando sempre più frequente e grave”, ha detto Derek Manzello. coordinatore del Noaa.
Le cause
Lo sbiancamento dei coralli si verifica quando questi vengono messi sotto stress dalle alte temperature, a cui reagiscono espellendo le alghe colorate che vivono nei loro tessuti. Senza queste alghe utili, i coralli diventano pallidi e sono vulnerabili alla fame e alle malattie. Lo sbiancamento ha poi effetti devastanti sull’intero ecosistema oceanico, oltre che per la sopravvivenza delle economie basate sulla pesca e sul turismo, perché dalle barriere coralline dipende circa il 25% delle specie marine, tra cui circa 4 mila specie di pesci.
Secondo le previsioni del Noaa, se non si arresterà la crisi del clima in corso, i fenomeni di sbiancamento continueranno ad aumentare di frequenza ed entità nel corso degli anni. Per questo, il Noaa ha già cominciato ad assumere misure di contenimento, tra cui lo spostamento dei vivai di coralli in acque più profonde e fresche o l’installazione di sistemi per ombreggiare le barriere dove non è possibile spostare i coralli.
Tuttavia, si tratta di stratagemmi emergenziali che non potranno essere usati a lungo termine. Anche in questo caso, l’unica soluzione risiede in una rapida e consistente riduzione delle emissioni di gas serra e nell’implementazione di politiche climatiche ambiziose e decisive da parte di tutti i paesi più ricchi al mondo, cioè i principali responsabili della crisi.