venerdì, Dicembre 27, 2024

Israele, le proteste dei dipendenti di Google

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Tra i lavoratori fermati a New York ci sono anche gli ingegneri informatici Hasan Ibraheem e Zelda Montes, oltre a due persone che si sono identificate solo con il nome di battesimo, Jesús e Mohammed, nel corso di una telefonata in vivavoce con i manifestanti fuori dall’ufficio di Google a New York.

Il Progetto Nimbus è al centro delle contestazioni dei lavoratori di Google e Amazon da anni. La divulgazione dei dettagli sul contratto nel 2021 ha portato alla formazione di un’organizzazione chiamata No tech for apartheid, che riunisce i lavoratori del settore tecnologico dei gruppi di attivisti musulmani ed ebrei MPower Change e Jewish Voice for Peace.

I dipendenti di Google e Amazon avevano protestato davanti agli uffici delle aziende già nel 2022, dopo che alcuni documenti pubblicati da The Intercept hanno mostrato che nell’accordo rientravano anche tecnologie di intelligenza artificiale, per esempio per l’analisi dei video. Il timore dei manifestanti è che i sistemi possano essere utilizzati dall’apparato di sicurezza israeliano per danneggiare i palestinesi.

L’assalto militare di Israele a Gaza, iniziato a seguito dell’attacco del 7 ottobre in cui Hamas ha ucciso circa 1100 israeliani, ha ulteriormente alimentato l’opposizione interna al Progetto Nimbus. Dall’inizio della loro offensiva a Gaza lo scorso autunno, le Forze di difesa israeliane hanno ucciso più di 34mila palestinesi.

Il mese scorso un ingegnere di Google, Eddie Hatfield, aveva interrotto l’intervento del direttore generale di Google Israele nel corso di una conferenza sponsorizzata dall’azienda, dedicata all’industria tecnologica israeliana. Più di 600 dipendenti del gigante avevano firmato una petizione contro il sostegno alla conferenza da parte di Google, mentre Hatfield è stato licenziato tre giorni dopo l’episodio, spingendo un altro membro dello staff, Vidana Abdel Khalek, a dimettersi in segno di protesta.

Ma Google non è l’unico gigante della Silicon Valley a dover fare i conti con l’attivismo dei suoi lavoratori in risposta alla guerra di Israele contro Hamas. Alla fine di marzo, più di 300 dipendenti di Apple hanno firmato una lettera aperta per denunciare ritorsioni contro i lavoratori che avevano espresso il loro appoggio ai palestinesi, ed esortare la dirigenza dell’azienda a mostrare pubblicamente il proprio sostegno alla popolazione.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

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