Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
La guerra a Gaza ha approfondito le linee di frattura del Medio Oriente. E quelle tra sciiti e sunniti. L’Iran, i vari gruppi militanti sparsi nella regione, gli Stati Uniti e Israele si sono impegnati in un ciclo di attacchi, con il bombardamento israeliano del consolato iraniano in Siria e la rappresaglia dell’Iran contro Israele che hanno incrementato il rischio di una guerra regionale. Dalla rivoluzione iraniana del 1979, la geopolitica del Medio Oriente è stata significativamente influenzata dalle azioni e dagli interventi dell’Iran. In questo complesso puzzle geopolitico, si inseriscono le differenze culturali e religiose tra le comunità di sciiti e sunniti, un’altra chiave di lettura per una regione estremamente ricca di sfaccettature.
Le origini storiche
Sciiti e sunniti sono i due rami principali dell’Islam, ciascuno con storia, credenze e pratiche distinte. Il movimento sciita ha avuto origine dalle dispute seguite alla morte del profeta Maometto nel 632 d.C.: gli sciiti ritengono che il potere sarebbe dovuto passare al genero e cugino del profeta, Ali, e ai suoi successori. L’Islam sunnita è invece nato dai seguaci di Maometto che, dopo la sua morte, nominarono califfo il suocero Abu Bakr. La comunità sunnita divenne dominante dopo l’uccisione del figlio di Ali, Hussein, nel 680 d.C., a Karbala, in Iraq, consolidando il proprio potere politico.
Entrambi i rami condividono i cinque pilastri dell’Islam: dichiarazione di fede, preghiera, digiuno, carità e pellegrinaggio. Tuttavia, l’Islam sciita ha pratiche e credenze aggiuntive. I sunniti e gli sciiti hanno una percezione diversa l’uno dell’altro: una parte significativa dei sunniti in Medio Oriente non considera gli sciiti come veri musulmani, mentre gli sciiti talvolta criticano il dogmatismo sunnita come terreno fertile per l’estremismo. Sebbene entrambi i rami condividano un fondamento nel Corano e negli insegnamenti del profeta Maometto, le loro interpretazioni e pratiche hanno portato a identità distinte all’interno dell’Islam.
Quali sono i paesi sciiti e quelli sunniti
Nel corso del tempo, l’Islam ha continuato a espandersi e a svilupparsi in società sempre più complesse e sovrapposte che si estendevano dall’Europa all’Africa subsahariana, dal Nord Africa all’Asia. Questo sviluppo ha richiesto forme più codificate di leadership religiosa e politica. Sunniti e sciiti hanno adottato approcci diversi a questi temi. I musulmani sunniti si sono affidati alla leadership secolare dei califfi durante i periodi Umayyad (con sede a Damasco dal 660-750 d.C.) e Abbaside (con sede in Iraq dal 750 al 1258 e al Cairo dal 1261 al 1517). Le loro basi teologiche provenivano dalle scuole religiose di giurisprudenza islamica emerse nel corso del settimo e dell’ottavo secolo. Ancora oggi, queste scuole aiutano i musulmani sunniti a decidere su questioni come il culto, il diritto penale, il genere e la famiglia, le banche e la finanza, e persino su questioni ambientali.
Oggi i sunniti rappresentano circa l’80-90% della popolazione musulmana globale. I Paesi mediorientali con la maggiore percentuale di sunniti sono l’Egitto, la Giordania e l’Arabia Saudita, dove rappresentano il 90% o più della popolazione. L’Iran ha la più grande maggioranza sciita, con oltre sessanta milioni di persone, quasi il 90% della popolazione. Gli sciiti rappresentano circa il 10-13% della popolazione musulmana mondiale, con una presenza significativa in Iraq, Siria, Libano e Bahrein, formando la cosiddetta “mezzaluna sciita”. Ci sono considerevoli comunità sciite anche in Kuwait, Yemen, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. In Yemen, gli sciiti della setta Zaydi rappresentano il 45% della popolazione: i ribelli Houthi dello Yemen sono Zaydi e non a caso sono sostenuti dall’Iran.
I conflitti tra sciiti e sunniti
Questo antico odio spiega la violenza sunnita-sciita in luoghi come la Siria e l’Iraq, nonché l’aggravarsi della tensione tra le superpotenze della regione: Arabia Saudita, sunnita, e Iran, sciita. Di fatto entrambi i Paesi si sono definiti in passato come rappresentanti di tutti i musulmani. Il loro conflitto è iniziato nel 1979, quando la rivoluzione ha trasformato l’Iran laico in una teocrazia sciita. La religione è però solo una piccola parte di un quadro geostrategico e politico molto più grande e complesso. Guardare al Medio Oriente attraverso la lente di un conflitto del VII secolo è quindi semplicistico e fuorviante. Il settarismo sunnita-sciita ha effettivamente cambiato la regione, ma è in gran parte guidato dalla rivalità molto moderna e molto politica tra Iran e Arabia Saudita.
Lo scorso anno, Teheran e Riyadh hanno compiuto un passo significativo verso la riconciliazione, ripristinando formalmente i legami diplomatici dopo una frattura durata anni, affermando la necessità di stabilità regionale e concordando di perseguire la cooperazione economica, dopo che la Cina aveva mediato un primo accordo di riconciliazione tra le due potenze regionali. Ora le nuove tensioni in Medio Oriente rischiano di riportare a galla la rivalità.