venerdì, Dicembre 27, 2024

24 ore al FEFF tra film, eventi e molto altro

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Abbiamo già detto più volte sia qui tra le colonne di LinkinMovies.it che sul nostro podcast La Luce del Cinema, che il Far East Film Festival è una rassegna di cinema fuori dall’ordinario. Non ha la sacralità della presentazione ufficiale dei film che contraddistingue i principali festival di cinema europei; non ha il chiasso dei fotografi e l’assalto dei fan ai vari divi della pellicola; non ha un protocollo rigido e stringente negli orari delle proiezioni, né è una corsa tra le varie sale da parte di pubblico e giornalisti. Considerate che il FEFF non ha nemmeno una sala stampa (un tempo c’era) e il luogo in cui si effettuano gli incontri è più un angoletto colorato con delle sedute molto comode in cui è possibile dialogare con registi e produttori, più che una conferenza stampa. E così seguendo questo gioco di confronti, si potrebbero trovare tantissimi altri aspetti da porre in evidenza, perché la peculiarità di questa rassegna cinematografica sta nell’essere un festival unico nel suo genere. Forse chiamarlo “festival di cinema” non è del tutto corretto; sarebbe meglio definirlo un ritrovo di persone accomunate dalla grande passione per i film e le culture dell’estremo Oriente, proprio perché Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, i direttori artistici, sono in primis loro degli amanti e poi degli studiosi, conoscitori e distributori di questo cinema e di queste culture. Insomma il FEFF è il FEFF e viverlo nell’intera sua durata significa entrare in quel microcosmo che vive e pulsa nel Teatro Nuovo Giovanni da Udine e assaporarne l’essenza. Un altro aspetto, poi, che rende il FEFF diverso dagli altri festival è che si può vivere con intensità e percepirne la sua identità anche solo in 24 ore. Ci spieghiamo: stare 24 ore, magari divisi in due giorni, alla Mostra del Cinema, al Festival di Cannes, alla Berlinale è riduttivo ed è quasi impossibile comprendere che tipo di eventi siano. Il punto di vista non è del giornalista, bensì del pubblico che in questi tre grandi festival per vedere un qualsiasi film deve verificare quanti biglietti sono ancora disponibili; muoversi tra le diverse sedi; cercare un luogo accettabile (soprattutto economicamente) in cui poter pranzare/cenare; godere della visione dei film e se tutto va bene, intrufolarsi in una festa che sia più o meno tale e non uno sparuto ritrovo tra sconosciuti. Ma fidatevi, al Lido di Venezia, come a Cannes o Berlino non da giornalista, è quasi impossibile infilarsi a una festa. L’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.

Al Far East, invece, anche questo è possibile perché tutto ciò che gira intorno al festival è organizzato dal festival stesso ed è aperto a chiunque. Volete vedere solo film? Si può fare, perché quasi sono tutti proiettati in una sola sala all’interno del Teatro appunto, uno dopo l’altro. C’è anche la sala del Cinema Visionario, ma il calendario di visioni è più ristretto. Volete guardare i film non in sala? Ci sono dei computer su cui, prenotandovi, potete vederli oltre a poter usufruire dell’abbonamento su MyMovies. Volete conversare e incontrare qualche regista ospite o attore? Basta stare nel foyer del Teatro e intercettarli. Volete mangiare decorosamente (cioè seduti a un tavolo con un minimo di apparecchiatura, cosa sempre meno fattibile soprattutto al Lido e Cannes) e con costi contenuti? Senza spingersi troppo addentro Udine, nei pressi del Teatro c’è la possibilità di mangiare discretamente. Quindi anche se avete il tempo di transitare 24 ore al FEFF potete viverlo a pieno e, forse, non rinunciare a tutto. Quest’anno, edizione 2024, 26esima edizione del FEFF a me è capitato esattamente questo e ora vi spiego la mia esperienza. 24 ore da venerdì 26 aprile alle 14 a sabato 27 aprile alle 17. In questo breve lasso di tempo ho avuto addirittura la possibilità di scegliere che fare. 

Il cinema del FEFF. Nella mia breve permanenza, potevo vedere al massimo 8 film al Teatro e 3 al Visionario. Ho optato per la sala principale per comodità, e così facendo sono finito in quel loop di entrata e uscita dalla sala che può far venire le vertigini, ma può essere anche molto inebriante. Le proiezioni, infatti, al Teatro Nuovo si alternano una dopo l’altra secondo questo schema: si entra in sala, si prende posto (con in sottofondo una musica assordante), appare sul palco Sabrina Baracetti che introduce il film e chiama, se presenti, a sé regista, attori, produttori. Questi parlano del film appunto, con traduzione dal vivo annessa, a volte anche in maniera prolissa, per poi congedarsi insieme alla direttrice. Così facendo, il film inizia sempre in ritardo, anche perché prima della proiezioni alcune pubblicità fanno felici gli sponsor del FEFF. Poi, finalmente inizia il film, al termine si esce dalla sala, si vota (all’ingresso è consegnato a tutti i presenti un biglietto con la votazione in stelle da 1 a 5. Per votare si deve strappare la linea tratteggiata in corrispondenza del voto), si rifiata (chi beve qualcosa, chi fa due chiacchiere, chi si incolonna nelle interminabili code al bagno) e subito dopo suona la campanella che indica l’inizio della nuova proiezione. E così si passano le mattine e i pomeriggi e le sere a guardare i film. Da programma potevo vedere: venerdì alle 14.30 Voice di Mishima Yukiko (Giappone); alle 16:40 The Lyricist Wannabe di Norris Wong (Hong Kong); alle 19.15 12.12: The Day di Kim Sung-soo; alle 21.50 Rob N Roll di Albert Mak (Hong Kong); alle 23.40 Death Whisperer di Taweewat Wantha (Thailandia). Sabato 27 alle 9 Trending Topic di Xin Yukun (Cina); Motion Picture: Choke di Nagao Gen (Giappone); alle 14.30 A Normal Family di Hur Jin-ho (Corea del Sud). Non ho visti 5 e in maniera molto sommaria li riassumo in un aggettivo: Voice, inutilmente straziante; The Lyricist Wannabe, noioso; Death Whisperer, un horror che non faceva paura; Motion Picture: Choke, banale; A Normal Family, il meno peggio. Insomma non mi è andata benissimo, non ho optato per scelte che hanno reso gloriose cinematograficamente queste mie 24 ore, ma l’avevo messo in conto. C’è da dire, però, che partecipare alla proiezione notturna è stata un’occasione a cui non volevo mancare. Non eravamo molti in sala, pochi appassionati di cinema hanno cercato questo brivido cinefilo, ma vedere un film di genere horror, film d’azione o di suspense o di fantascienza durante la notte sembra per molti (e anche per me) normale e naturale. La notte, infatti, amplifica l’effetto del film, lo rende più suggestivo, certo sempre se il film è valevole. In ogni caso, se durante il periodo notturno non si vuole stare in sala e non si hanno impegni lavorativi e si vuole sfruttare ogni attimo di vita al motto de: «La vita è una sola e va vissuta a fondo!», il FEFF offre anche la possibilità di vivere interessanti e particolari feste.

La notte è davvero lunga. La sera-notte di venerdì 26 ho potuto scegliere diverse strade al di fuori della sala. Innanzitutto, uscito dalla proiezione di The Lyricist Wannabe fuori dal Teatro ho assistito a un dj-set che ha raccolto un po’ di pubblico anche non del festival. Poi, un altro dj-set ha fatto scatenare un locale non distante a cui ha fatto seguito il FECS un festival nel festival che esplora le connessioni profonde tra la musica tradizionale dell’estrema Oriente e le avanguardie elettroniche. Anche in questo caso una serie di dj si sono alternati per far vivere questa esperienza musicale. Devo dire che queste serate ricorrono lungo le diverse serate del FEFF, anche se devo ammettere che la festa migliore si è svolta sabato notte: la Pink Night (ma ahimé non c’ero!)! Prima un aperitivo in compagnia della drag queen di origine taiwanese Gin Gin Mezzanotte ha aperto la serata in una chiacchierata in cui ha raccontato il suo personaggio; successivamente è iniziata la vera Pink Night che ha tenuto sveglio il popolo del FEFF per tutta la notte in una festa ispirata al genere cinematografico erotico pinku eiga. La serata è stata memorabile, dicono i testimoni. Per riprendersi da questa notte e più in generale da ogni lunga serata al FEFF, passata in sala o fuori, quasi ogni mattina è in programma un appuntamento di benessere fisico con esercizi di yoga, o con il massaggio thai, il trattamento reiki, i bagni di gong ossia delle esperienze sensoriali in bagni vibrazionali. Sabato mattina, ad esempio, mentre vedevo avvicinarsi al Teatro facce ancora non troppo provate dai giorni del festival (di giorno e di notte) ho visto un gruppo di persone assieparsi di fronte l’ingresso munito di tappetino: erano i partecipanti alla seduta di yoga mattutina. 

Fuori dalla sala. Il programma extra cinematografico del FEFF è ricchissimo e di anno in anno si è allargato sempre più. Chiunque voglia può seguire gli appuntamenti per esplorare la cultura gastronomica dell’estremo Oriente attraverso degustazioni, lezioni, showcooking. Quest’anno, ad esempio, un grande ospite è stato lo Chef Hirohiko Shoda, ambasciatore della cucina giapponese in Italia, a cui ha fatto seguito la cucina coreana di Sun Young Ko, chef di riferimento dell’Istituto Coreano di Roma e, ancora, la cucina hongonghese di Amy Lim. Ad esempio venerdì 26 era in programma lo show cooking di Chef Hiro e la sera la cena Gaijin Ramen di Mr Simon. Questi eventi completano l’idea di offerta culturale insita nel festival che travalica la semplice rassegna di film (capite quindi perché il FEFF non può essere definito esclusivamente un festival di cinema?). Per capirci, ho passeggiato al Far East Market nella centralissima Via di Udine, il mercatino ufficiale del festival che offre prodotti Made in Asia dalla gastronomia all’oggettistica, all’artigianato. L’offerta è davvero molto ampia e passeggiando tra queste bancarelle sembra di essere catapultati nel profondo Oriente.

Cos’altro fare in queste 24 ore? Ci sono anche le mostre sulla cultura orientale sparse in alcuni luoghi del centro di Udine. Venerdì 26 è stata la giornata che il festival ha dedicato al gioco in chiave orientale. In Piazza San Giacomo per tutto il pomeriggio ci sono stati giochi adatti a tutte le età dagli origami, alle carte, ai giochi di ruolo, alle scacchiere giganti fino ai furgoncini pieni di proposte di giochi, i Ludobus. Aggiungo anche i workshop. Venerdì c’è stato quello sulla rilegatura giapponese, denominata fukuro-toji, a quattro fori, mentre sabato mattina un workshop ha offerto la possibilità di imparare a confezionare i kokedama, in giapponese “palla di muschio”, ossia piante volanti, sospese, con la radici avvolte in una sfera di terra e argilla rivestita di muschio e legata con uno spago. I workshop seguono un programma molto intenso, parallelo a quello cinematografico, e permettono di conoscere intimamente le culture orientali. E poi l’immancabile Cosplay Contest e tutto quello che ne concerne; gli show che celebrano le antiche arti marziali; le danze filippine e thailandesi; fino ai tamburi taiko o le lezioni di arti marziali. E se non siete soddisfatti di tutto questo, ci sono sempre gli incontri con gli ospiti del FEFF e i suoi film.  

24 ore sono bastate, ma non del tutto. Mi auguro di avervi fatto capire quante e quali cose si possono fare al Far East Film Festival in circa 24 ore. E non è necessario scegliere se vedere solo i film, o partecipare a un workshop, o dedicarsi alle mostre o agli eventi, perché è possibile costruire e personalizzare il proprio programma come si vuole. Seppur non abbia girato tutti i festival di cinema italiani ed europei, ma avendone viste alcuni, posso affermare che pochissimi offrono un’esperienza di vita e di cultura così diversificata, come il FEFF. Ed è appunto l’idea di diversificazione che rende affascinante l’esperienza di questa manifestazione anche solo per 24 ore. Si possono assaporare molti aspetti, conoscere le tradizioni, scoprire l’essenza di diverse popolazioni che abitano l’Oriente; questo il maggiore valore del festival diretto, con grandi sforzi e sacrifici, da BaracettiBertacche a cui si associa la disponibilità di Udine a colorarsi nei giorni del FEFF del suo popolo. Ripeto: solo questo festival permette a chi voglia parteciparvi di comprendere e conoscere tutte le culture d’Oriente, grazie alla chiave di accesso del cinema. Il FEFF non è un festival perfetto, deve ancora migliorarsi e soprattutto evolversi nella proposta cinematografica che pare aver perso, globalmente, l’indirizzo di analisi delle precedenti edizioni, a vantaggio dell’idea di essere una grande festa culturale, ma di questo vi parleremo in un altro articolo. Rimane il dato, ossia che in 24 ore è possibile immergersi e comprendere l’atmosfera di questo particolare festival cinematografico. 

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