giovedì, Dicembre 26, 2024

Israele-Hamas, perché non c'è ancora una tregua

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Nella serata di lunedì 6 maggio Hamas ha dichiarato di aver accettato una proposta di cessate il fuoco mediata da Egitto e Qatar, ma Israele ha affermato che l’accordo non soddisfa le sue richieste principali, impegnandosi però a continuare i negoziati. Queste mosse diplomatiche ad alto rischio e la manovra militare in corso nei pressi di Rafah lasciano ancora nell’incertezza un potenziale accordo che potrebbe portare almeno a una pausa nella guerra a Gaza. A tenere banco è la minaccia di un assalto israeliano a tutto campo a Rafah, una mossa a cui gli Stati Uniti si oppongono fermamente e che i gruppi umanitari avvertono essere disastrosa per circa 1,4 milioni di palestinesi che sono rifugiati nell’area.

Subito dopo l’annuncio di Hamas è emerso che Israele non è stato coinvolto nella formulazione della proposta di cessate il fuoco accettata dai militanti palestinesi, il che ha immediatamente sollevato la questione dell’esistenza di un vero e proprio accordo tra le due parti. Dopo diverse ore di confusione e dichiarazioni a volte contrastanti da parte dei funzionari su chi avesse accettato cosa, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione in cui si afferma che la proposta di Hamas è ben lontana dal soddisfare le esigenze di Israele, ma che il governo invierà una delegazione di mediatori al Cairo per continuare i negoziati.

Lo stallo e l’attacco a Rafah

La dichiarazione ha anche reso noto che il gabinetto di guerra di Israele ha deciso all’unanimità di continuare l’operazione militare a Rafah. Poco dopo, l’esercito israeliano ha dichiarato condurre “attacchi mirati” contro Hamas nella zona. Gli attacchi aerei israeliani hanno colpito anche altre zone di Rafah nella tarda serata del 6 maggio, uccidendo almeno cinque persone, secondo quanto riferito da funzionari ospedalieri. Nella giornata di lunedì 6 maggio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato con Netanyahu e ha ribadito le preoccupazioni americane su un’invasione a Rafah. La decisione di Hamas di accettare l’accordo sul cessate il fuoco è arrivata poche ore dopo che Israele ha ordinato l’evacuazione di circa centomila palestinesi dalle aree orientali di Rafah, segnalando l’imminenza di un’invasione.

Non è stato reso noto se la proposta accettata da Hamas fosse sostanzialmente diversa da quella che il segretario di Stato americano Antony Blinken ha promosso di recente, che secondo Blinken includeva significative concessioni israeliane. I funzionari egiziani hanno reso noto che la proposta prevede un cessate il fuoco in più fasi, a partire da un limitato rilascio di ostaggi e da un parziale ritiro delle truppe israeliane a Gaza. Le parti avrebbero anche negoziato una “calma permanente” per portare al rilascio completo degli ostaggi e a un maggiore ritiro israeliano dal territorio. Hamas ha cercato di ottenere garanzie più chiare per la sua principale richiesta, ovvero quella di porre fine alla guerra con il ritiro completo di Israele in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi, ma non è stato chiaro se siano state apportate modifiche.

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