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Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato un piano per la creazione di nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in ogni regione italiana. Questo progetto, discusso da mesi, nelle intenzioni del governo punta a rafforzare il sistema di trattenimento degli stranieri in attesa di espulsione, in linea con le direttive di Palazzo Chigi. Secondo quanto reso noto, i nuovi centri, uno per regione, saranno realizzati in aree distanti dai centri abitati, facilmente sorvegliabili, preferibilmente vicine agli aeroporti per facilitare i rimpatri: i siti per i nuovi centri potrebbero includere caserme, aree militari dismesse, ex zone industriali o altri edifici adatti. Le strutture avranno una capacità compresa tra cinquanta e duecento persone e saranno sorvegliate dalle forze di polizia.
Dove sorgeranno i nuovi Cpr
Piantedosi, in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero si è soffermato sulle possibili località che ospiteranno i nuovi centri: “Abbiamo un elenco, ma prima di renderlo noto stiamo compiendo le ultime verifiche tecniche, com’è stato per la realizzazione dei centri per il trattenimento di persone provenienti da Paesi terzi sicuri. A Pozzallo è già operativo, presto apriranno anche le strutture in Sicilia e in Calabria“. Ha inoltre specificato che nel Lazio esiste già un Cpr a Ponte Galeria, mentre per la Campania è stato individuato un sito di interesse a Castelvolturno, attualmente in fase di valutazione.
Il ministero della Difesa, tramite il Genio militare e la società in house Difesa Servizi Spa, avrà il compito di progettare e realizzare le strutture individuate dal piano; i tempi di realizzazione rimangono incerti. Attualmente, sono dieci i Cpr in funzione sul territorio nazionale: Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Trapani, Gradisca d’Isonzo, Macomer (Nuoro), Milano e Torino, quest’ultimo temporaneamente chiuso.
Oltre alla realizzazione dei nuovi centri, Piantedosi ha voluto porre l’accento sull’accordo al contrasto al traffico di esseri umani, in linea con quanto discusso al G7 di Borgo Egnazia. “I nostri tecnici stanno lavorando ad una soluzione che risponda alle indicazioni pervenute dal G7, concretizzando ulteriori misure di contrasto al traffico di esseri umani, declinando le azioni attraverso l’approccio innovativo rappresentato dal Piano Mattei“, ha affermato il ministro.