sabato, Luglio 6, 2024

Intelligenza artificiale, perché le big tech sono preoccupate

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Per le big tech mondiali l’intelligenza artificiale è sempre più croce e delizia. Come sottolinea Bloomberg, se da un lato i loro dirigenti fanno ormai a gara a predicare su quanto le varie società si stiano impegnando a cavalcare con successo l’onda della tecnologia del momento, dall’altro prendono consapevolezza del fatto che quest’ultima potrebbe alla lunga distruggere le loro attività.

Meta ha per esempio fatto sapere che i suoi sistemi di intelligenza artificiale potrebbero essere utilizzati per generare fake news e disinformazione nel corso delle prossime presidenziali americane. In Microsoft sono invece convinti che nel processo di formazione dei propri modelli incapperanno in rivendicazioni legate al copyright. Oracle fa poi un discorso di resa, segnalando che i suoi prodotti potrebbero non funzionare bene come quelli dei competitor. In generale, sono almeno una dozzina le aziende tech che hanno emesso o aggiornato inserito “fattori di rischio” riguardanti l’intelligenza artificiale nei rapporti inviati alla Securities and exchange commission (Sec) degli Stati Uniti.

Tra le altre, Bloomberg cita Alphabet, società che controlla Google. Secondo il colosso di Mountain View, la tecnologia “potrebbe influire negativamente sui diritti umani, sulla privacy, sull’occupazione o su altre preoccupazioni sociali”, portando a cause legali o a danni finanziari ingenti. Un caso eclatante è invece quello relativo ad Adobe: pur sostenendo da tempo pubblicamente come Photoshop e gli altri suoi programmi rimarranno centrali per i professionisti creativi, nei documenti formali la società afferma che la proliferazione dell’intelligenza artificiale potrebbe sconvolgere la forza lavoro e la domanda degli stessi software.

In alcuni casi i pericoli sono già diventati realtà. A inizio 2023 Nvidia aveva per esempio palesato la preoccupazione che l’uso improprio dell’intelligenza artificiale potesse portare a restrizioni sui suoi prodotti. Tale evento si è puntualmente avverato: dopo il ban sui chip cinesi attuato dal governo Biden, il colosso di Santa Clara ha infatti agito proprio in quel senso.

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