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Il caso Chiara Ferragni non accenna a placarsi. La Procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti dell’imprenditrice digitale e di altre persone coinvolte, aprendo la strada a una possibile richiesta di processo per truffa aggravata.
Al centro dell’inchiesta ci sono le campagne pubblicitarie del pandoro Balocco “Pink Christmas” del Natale 2022 e delle uova di Pasqua “Chiara Ferragni” del 2021 e 2022, promosse come iniziative benefiche. L’accusa di truffa riguarda la presunta pubblicità ingannevole legata alla vendita di questi prodotti a prezzi maggiorati, mascherata da operazioni di beneficenza. Secondo quanto riportato da Repubblica, la Procura contesta alle società di Ferragni un “ingiusto profitto” complessivo pari a 2 milioni e 225 mila euro. Di questi, un 1 milione e 75 mila sarebbero legati alla campagna Balocco, mentre 1 milione e 50 mila euro all’operazione delle uova di Pasqua di Dolci Preziosi.
Le indagini
Le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, coordinate dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pubblico ministero Cristian Barilli, hanno fatto emergere uno schema ripetuto su più operazioni che presentava profili ingannevoli nelle due campagne di beneficenza. Questo aveva già portato l’Antitrust a multare Chiara Ferragni con 1 milione di euro. La nota della Procura di Milano, firmata dal procuratore Marcello Viola, sottolinea che le indagini “hanno permesso di ricostruire la pianificazione e diffusione di comunicazioni di natura decettiva [cioè ingannevole ndr], volte a indurre in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche”.
Gli avvocati dell’influencer, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, hanno commentato la chiusura delle indagini preliminari affermando: “Riteniamo che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Agcom. Avvieremo al più presto un confronto con i pubblici ministeri e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura e che la sua innocenza venga acclarata quanto prima”. In un’intervista a Fanpage.it, l’avvocato Iannaccone ha inoltre precisato che Chiara Ferragni è “una cittadina modello“ e che per la difesa si tratta di una vicenda “già conclusa con la definizione dei rapporti con l’autorità giudiziaria“.
Le indagini
L’inchiesta si concentra su due principali operazioni commerciali. La prima riguarda il pandoro Pink Christmas firmato Balocco-Ferragni del Natale 2022. Secondo le accuse, le aziende Fenice e Tbs Crew, che gestiscono i marchi e i diritti di Chiara Ferragni, insieme a Balocco, avrebbero pubblicizzato il pandoro facendo credere ai consumatori che una parte del ricavato delle vendite sarebbe andata all’ospedale Regina Margherita di Torino per sostenere la ricerca su due tipi di cancro e acquistare una nuova macchina. In realtà, Balocco aveva già effettuato una donazione all’ospedale a maggio 2022, indipendentemente dalle vendite del prodotto.
La seconda operazione riguarda la vendita delle uova di Pasqua di Chiara Ferragni e Dolci Preziosi negli anni 2021-2022, anch’essa legata a un presunto progetto di solidarietà. Oltre a Chiara Ferragni, risultano indagati il suo ex manager Fabio Salvatore Maria Damato, la rappresentante legale della Balocco spa Alessandra Balocco e Francesco Cannillo, presidente del Consiglio di amministrazione di Cerealitalia-ID spa.
La difesa ha ora 20 giorni di tempo per richiedere l’interrogatorio dei propri assistiti da parte dei magistrati, che dovranno poi decidere se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio o l’archiviazione del fascicolo. Tuttavia, secondo quanto riportato da Fanpage.it, i presupposti della Procura sembrerebbero orientati verso la richiesta di processo. Il reato di truffa aggravata e continuata, contestato all’influencer, prevede sanzioni più severe rispetto alla truffa semplice. Nella sua forma base, la truffa è punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e una multa da 51 a 1.032 euro. Tuttavia, le aggravanti della continuazione e del “danno patrimoniale di rilevante gravità” potrebbero portare a pene detentive fino a 5-6 anni, oltre a multe più consistenti.