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A poco più di una settimana dalle elezioni presidenziali che negli Stati Uniti hanno visto la vittoria di Donald Trump, Elon Musk ha già iniziato a fare ciò che aveva promesso: assumere un ruolo attivo nella formazione del governo della seconda amministrazione guidata dal Repubblicano.
Nei mesi precedenti al voto, Musk è stato uno dei maggiori finanziatori di Trump, oltre che il suo sostenitore più fervente nella Silicon Valley. Il comitato di raccolta fondi da lui creato, l’America Pac, ha investito 200 milioni per sostenere l’ex presidente. Ma l’imprenditore ha anche partecipato in prima persona a eventi elettorali per raccogliere consensi in Pennsylvania – lo swing state indicato come decisivo alla vigilia delle elezioni –, è apparso a fianco di Trump a un comizio, ha perorato la sua causa nel popolare podcast di Joe Rogan e ha sfruttato la propria celebrità e X, il social network di cui è proprietario, per amplificare propaganda e teorie del complotto, come quella secondo cui il Partito democratico avrebbe permesso di votare agli immigrati irregolari.
Durante il suo primo mandato Trump ha fatto notoriamente gestito il governo come un affare di famiglia, nominando la figlia Ivanka e il genero Jared Kushner in posizioni di rilievo. Secondo la nipote del presidente eletto, Kai, Musk ha già raggiunto lo status di “zio“, apparendo in una foto di famiglia e presentendosi continuamente alla residenza di Trump in Florida. L’impressione insomma è che Musk sarà fortemente coinvolto in qualsiasi cosa accada attorno alla futura amministrazione americana, come conferma anche la sua nomina a capo del nuovo Dipartimento dell’efficienza governativa.
Oltre alla nuova posizione, i confini del coinvolgimento del numero uno di X, Tesla e SpaceX (tra le altre) nella prossima presidenza statunitense si possono desumere anche dai suoi post e dalle sue prime interazioni con Trump dopo il voto.
L’ingombrante presenza di Musk
A settembre, Trump aveva annunciato l’intenzione di creare il nuovo ente per l’efficientamento del governo con al timone Musk, il cui impero commerciale beneficia largamente di contratti e sussidi governativi. Domenica, quando ancora il suo incarico non era stato ufficializzato, Musk aveva ricondiviso e commentato con entusiasmo un post in cui si ipotizzava un governo incentrato sulla “deregolamentazione, i tagli alla spesa pubblica (facendo spazio al settore privato), i tagli alle tasse e l’innovazione tecnologica”.