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Nel Regno Unito sta andando in scena un piccolo giallo spaziale che non sfigurerebbe in un film di James Bond. Il servizio segreto di Sua Maestà si è infatti perso un satellite. O per meglio dire, lo ha ritrovato molto lontano da dove lo aveva lasciato nei primi anni ‘70. Oggi nessuno sembra sapere come abbia fatto a finire nei cieli del Sud America, a più di 36mila chilometri di distanza dall’orbita in cui avrebbe dovuto trovarsi. E per il Regno Unito si tratta di una gatta da pelare non indifferente, perché l’orbita attuale di Skynet 1A (questo è il nome del satellite) è molto più affollata di quella prevista, e in caso di incidenti spaziali, il conto che si trova a pagare il responsabile, immaginerete, può essere molto, ma molto, salato.
Un satellite sfortunato
A dare notizia di questa strana vicenda è la Bbc, che ha intervistato diversi esperti e alcuni dei protagonisti della storia del programma Skynet, senza trovare nessuna spiegazione certa per lo spostamento del satellite. La storia affonda le radici negli anni ‘60, un periodo nel quale le trasmissioni satellitari erano merce molto più rara di oggi, e in cui solo le due superpotenze rivali, Russia e Stati Uniti, avevano effettivamente accesso ad un sistema di ripetitori spaziali dedicato alle comunicazioni militari.
È in questo contesto che nasce il programma Skynet con cui il governo inglese puntava a dotarsi di un sistema di comunicazione satellitare indipendente, con cui superare i limiti dei sistemi di cavi sottomarini utilizzati fino a quel momento. Non avendo l’esperienza tecnica e industriale necessaria, gli inglesi chiesero aiuto all’alleato americano, e siglarono un contratto con una delle aziende pioniere della produzione di satelliti per le comunicazioni, la Philco-Ford, per costruire due satelliti, Skynet 1A e 1B, di cui il primo sarebbe stato lanciato in orbita geostazionaria in corrispondenza delle coste orientali dell’Africa, da dove avrebbe permesso comunicazioni criptate fino a tutta l’area “ad est di Suez” (come veniva chiamata in quel periodo l’Asia in gergo militare) dove il Regno Unito aveva ancora forti interessi.
Il satellite 1A fu costruito nel giro di un paio d’anni, e venne lanciato in orbita il 22 novembre del 1969. Il lancio non fece registrare problemi, ma il satellite sì: rimase operativo appena 18 mesi, prima di essere messo fuori uso da un guasto che ne compromise le capacità di trasmettere segnali radio, trasformandosi così in costosa spazzatura orbitale. Anche il suo gemello, Skynet 1B, non ebbe miglior fortuna, anzi: il lancio, effettuato nel 1970, non andò come previsto, e il satellite rimase parcheggiato in un’orbita di transito, senza riuscire a raggiungere quella finale a causa di un guasto al motore. Per ottenere il primo successo del programma Skynet il Regno Unito avrebbe dovuto attendere fino al 2013. Nel frattempo, Skynet 1A era stato abbandonato, inutilizzabile per le comunicazione ma ancora operativo, nella sua orbita originale. E per effetto della gravità terrestre era previsto che venisse attirato, a poco a poco, in uno dei due punti di equilibrio presenti sull’orbita geostazionaria, posto più o meno al di sopra dell’Oceano Indiano. Il problema è che oggi, a quelle coordinate del satellite non c’è traccia.
Un viaggio misterioso
Per trovarlo, bisogna cercare molto più a ovest. Nel secondo “pozzo gravitazionale” dove tendono a spostarsi naturalmente gli oggetti in orbita geosincrona per trovare un punto di equilibrio stabile, situato in questo caso sull’Oceano Pacifico, poco a largo delle coste del Sud America. Le leggi della meccanica orbitale smentiscono la possibilità che il satellite sia arrivato a destinazione “motu proprio”, perché gli oggetti in orbita geostazionaria tendono a dirigersi verso il pozzo gravitazionale più vicino, in questo caso quello sull’Oceano Indiano.