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Il ministro della Difesa svedese Carl-Oskar Bohlin ha dichiarato che “la situazione della sicurezza è peggiorata” rispetto al 2018. Un segnale del nuovo clima è il messaggio che ora apre il manuale e che il New York Times riporta essere stato spostato dalla pagina 12 alla prima pagina: “Non ci arrenderemo mai”.
Cosa sono i manuali di sopravvivenza?
I manuali di sopravvivenza nel Nord Europa hanno una lunga storia. La Svezia pubblicò il suo primo opuscolo durante la Seconda guerra mondiale, con il titolo “Se arriva la guerra”. Il documento venne poi aggiornato durante la Guerra fredda e successivamente nel 2018, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.
La tradizione dei manuali di difesa civile riflette una particolare attenzione alla preparazione dei cittadini tipica dei paesi nordici. La Finlandia, che condivide un confine di 1.340 chilometri con la Russia, non ha mai abbandonato questa pratica. Come spiega Ilmari Kaihko, docente di studi bellici all’Università svedese della Difesa, “la Finlandia non ha mai dimenticato che la guerra è una possibilità, mentre in Svezia le persone hanno dovuto essere un po’ scosse per capire che questo può effettivamente accadere”.
Cosa c’è nei nuovi manuali?
L’ondata di aggiornamenti del 2024 vede coinvolti tutti i principali paesi nordici. La Svezia ha appena iniziato la distribuzione, la Finlandia ha pubblicato la sua versione online, mentre Danimarca e Norvegia hanno diffuso i loro aggiornamenti all’inizio dell’anno. I nuovi opuscoli riflettono un drastico cambio di approccio. Il manuale svedese, passato da 16 a 32 pagine e pone subito in evidenza che lo stato non si arrenderà mai in caso di attacco. Le nuove sezioni includono istruzioni dettagliate sulla difesa dalla propaganda e dalla disinformazione, sulla protezione dei dati digitali essenziali, sull’uso delle compresse di iodio in caso di fallout radioattivo. Per la prima volta compaiono capitoli dedicati alla gestione degli animali domestici durante le evacuazioni e al mantenimento dell’igiene personale senza acqua corrente.
La Finlandia chiede ai suoi cittadini di prepararsi a scenari estremi. Nel manuale online si trovano istruzioni su come sopravvivere senza elettricità con temperature polari e la raccomandazione di tenere scorte di compresse di iodio, cibo facile da cucinare, cibo per animali e sistemi di alimentazione di backup. Anche la Norvegia ha inasprito le sue raccomandazioni: i cittadini devono ora essere autosufficienti per una settimana, non più per tre giorni come in passato. Il manuale norvegese, distribuito in 2,2 milioni di copie, include una lista dettagliata di alimenti a lunga conservazione come fagioli in scatola, barrette energetiche e pasta. La Danimarca invece ha inviato via email a tutti gli adulti del paese informazioni su acqua, cibo e medicine necessarie per sopravvivere tre giorni in caso di crisi.
Ci sono reali rischi di un attacco in Nord Europa?
Gli esperti ritengono improbabile un attacco su larga scala nel Nord Europa, ma evidenziano pericoli concreti. Il più preoccupante è la “guerra ibrida”: attacchi difficili da tracciare e attribuire come i recenti casi di sabotaggio dei cavi sottomarini nel Mar Baltico. Un altro esempio è il caso di fine 2023, quando migliaia di richiedenti asilo si sono presentati improvvisamente al confine tra Russia e Finlandia. Helsinki aveva risposto chiudendo tutti i valichi di frontiera, accusando Mosca di orchestrare una crisi migratoria come ritorsione per l’adesione alla Nato.
Secondo gli esperti il rischio maggiore nell’Artico non viene da un attacco diretto, ma dalle possibili incomprensioni durante le esercitazioni militari. Russia e Nato conducono frequenti operazioni nella regione, cruciali per testare equipaggiamenti e truppe in condizioni estreme, con temperature sotto i -20°C. A marzo 2024 la Norvegia guiderà “Nordic Response”, la più grande esercitazione congiunta tra i paesi nordici. Come spiega Andreas Osthagen dell’Arctic Institute a Foreign Policy, queste operazioni sono molto complesse e spesso coinvolgono equipaggiamenti e procedure mai testati prima in condizioni polari. Un errore di comunicazione o un malfunzionamento potrebbero innescare una crisi. “Il calcolo errato e la cattiva interpretazione sono il più grande rischio per la sicurezza nell’Artico”, avverte.