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I giochi che hanno reso Nintendo DS un’icona pop escono perlopiù nel corso del primo anno di vita dell’hardware. Nintendogs, Brain Training del Dr. Kawashima, Mario Kart DS, Animal Crossing Wild World: l’influenza di questi nomi, in particolare dei primi due, detta la rotta a un intero settore per tutta la seconda metà del decennio. Perfino saghe note per il loro conservatorismo, come Pokémon, propongono proprio in questo periodo alcuni dei loro titoli più originali capaci di sfruttare in maniera brillante il touch screen, come Pokémon Ranger; si osserva un uso dello schermo tattile capace di arricchire anche le esperienze più tradizionali, come con gli apprezzati Oro HeartGold e Argento SoulSilver, i quali arrivano addirittura a includere delle olimpiadi in salsa Pokémon usando il solo stilo.
Accanto a una rinnovata verve creativa abbondano, come non accadeva in casa Nintendo dai tempi del NES, prodotti poco ispirati di terze parti spesso microscopiche, capaci comunque di rilasciare lavori accanto ai nomi più blasonati. In questo marasma di giochi più o meno validi, legati a doppio nodo all’uso di uno schermo tattile, si nasconde l’anticipazione di un’intera industria, quelle delle app per smartphone: non è un caso che moltissimi dei titoli rilasciati su Nintendo DS, come quelli dedicati ai giochi di carte tradizionali e ai puzzle più semplici, riflettano il modo in cui ancora oggi milioni di persone trascorrono una buona parte del loro tempo al telefono.
L’ingresso del DS nell’immaginario collettivo, in tandem con il successo di Wii, si consolida alla fine del decennio, complice un marketing memorabile e sfacciato: il tutto appena prima che iPhone e smartphone rendessero antiquata l’idea di una console esclusivamente portatile. Il successore a due schermi proposto nel 2011, chiamato non a caso 3DS per confermare la continuità con un successo in retrospettiva irripetibile, dall’alto delle sue 75 milioni di copie non può definirsi un passo falso. Ma vendite dimezzate da una generazione all’altra, insieme al fallimento di Wii U, convincono Nintendo a fare un nuovo salto nel buio con Switch nel 2017, riportando il colosso di Kyoto sulla retta via, sebbene a console unificate. Difficile, se non impossibile, rivedere sul mercato una console soltanto da tasca, contribuendo a rendere leggendaria l’eredità della prima console tattile mainstream.
A distanza di vent’anni dal suo lancio Nintendo DS è infatti diventato una reliquia di un’epoca a metà strada tra le console a 8 bit, quelle che ancora nel 2001 Nintendo vendeva col nome di Game Boy Color, e l’alta definizione. Moderno e antico allo stesso tempo, il DS ha gettato le basi di un modo di trascorrere il tempo e interagire con la tecnologia che viviamo tuttora, e che probabilmente renderà ancora per parecchio tempo questo mattone grigio dall’aria ormai retrò un punto di riferimento, più o meno consapevole, per un intero settore dell’intrattenimento.