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A differenza di altre celebrità e persone con un grande seguito su Instagram che devono fare i conti con profili copia, la maggior parte dei creatori di contenuti per adulti e dei lavoratori del sesso usano nomi d’arte e pseudonimi per proteggersi dagli stalker o dalle persecuzioni. Instagram si rifiuta di verificarli a meno che non si identifichino con il loro vero nome, che i creatori di contenuti per adulti temono possa trapelare al pubblico e portare a doxing e molestie.
Nel corso degli anni i creatori di contenuti per adulti e i sex worker hanno sviluppato diversi metodi per far fronte alle politiche di Instagram contro qualsiasi contenuto sessuale. Ma nell’era dell’intelligenza artificiale generativa, queste strategie possono rendere più difficile per gli utenti distinguere gli account reali da quelli che rubano e ripubblicano contenuti.
Poiché Instagram banna regolarmente i lavoratori del sesso senza preavviso, anche se seguono tutte le rigide regole della piattaforma, i creator ora hanno regolarmente più account, comunemente chiamati “backup“, che linkano uno all’altro nelle bio. L’obiettivo è incoraggiare il loro pubblico sull’account principale a seguire gli altri profili; se Instagram dovesse vietare l’account primario, potranno ritrovare rapidamente con il loro pubblico senza dover ricostruire il proprio seguito da zero.
Questa tattica fa sì che per le sex worker sia comune avere più account legittimi con nomi utente leggermente diversi, nessuno dei quali è verificato, rendendole un facile bersaglio per il furto di contenuti e l’imitazione.
Entrambe le guide sulle influencer AI che abbiamo esaminato parlano anche di come evitare di essere bannati su Instagram: “Utilizzate una foto bio non realistica ed evitate di includere informazioni false sulla vostra posizione per ridurre le probabilità di essere sospesi – si legge nel manuale di Digital Divas –. Se la vostra foto è un cartone animato e siete un creatore digitale, è meno probabile che venga considerata non autentica“. Professor Ep, invece, raccomanda di utilizzare un’email separata per ogni influencer, assicurandosi che sia “pulita” e che non sia collegata alla persona che la gestisce o ad altri suoi account.
St James sostiene che segnalare gli account è rischioso e potrebbe mettere a repentaglio i suoi account legittimi. “Ogni volta che noi creator segnaliamo questi falsi, tendiamo a metterci nei guai – dice –. Sembra che Instagram dica: ‘Stai facendo la spia su questo impostore? Diamo un’occhiata più da vicino al tuo account e vediamo se ci sono problemi’, quindi spesso non li segnaliamo nemmeno. A volte paghiamo dei servizi per segnalare i falsi, ma è come tappare una falla e vederne aprire un’altra. Non c’è mai fine“.
Sia Mantzarlis che St James concordano sul fatto che non è chiaro se Instagram abbia i mezzi per rimuovere o etichettare questi account come AI, ma il fatto che l’azienda non stia facendo nessuna delle due cose al momento sembra andare a suo vantaggio.
“Le persone cliccano, mettono like e interagiscono con questi account, e una parte di questo coinvolgimento è reale e un’altra no – osserva Mantzarlis –. Instagram può venderlo come traffico. Può vendere annunci pubblicitari a fronte di questo. Esiste quindi un futuro in cui gli account umani veri e propri sono quasi un’élite, una percentuale minore di Instagram? Penso di sì“.
“Se all’improvviso si sbarazzassero di tutti i bot, gli account morti, gli account falsi, gli account di impostori, cosa succederebbe alla loro pubblicità?“, si chiede St James.
Questo articolo – realizzato in collaborazione con 404 Media – è apparso originariamente su Wired US.