Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Dopo anni in cui hanno scoperto con imbarazzo che passavano più tempo ad ascoltare canzoni strappalacrime post-separazione che i consigli degli amici, ora le persone sono consapevoli di cosa ascoltano. Se da una parte molti di noi si sono avvicinati all’arrivo del Wrapped di quest’anno pronti a vantarsi della propria brat summer, dall’altra eravamo altrettanto preoccupati di svelare al mondo il loro autunno triste. I genitori nel frattempo hanno avuto l’ennesima riprova del fatto che il recap di quest’anno non racconta i loro gusti quanti quelli dei loro figli.
Spotify Wrapped ha smesso di essere un’istantanea delle sorprendenti abitudini d’ascolto di una persona, concentrandosi invece su nebulosi vibe shifts, i cambiamenti nelle tendenze collettive. Sì, quest’anno in parecchi – almeno negli Stati Uniti – hanno ascoltato Chappell Roan e Kendrick Lamar: ma la cosa non ha stupito nessuno.
Tendenza comune per le piattaforme
E il problema non riguarda solo di Spotify. Oggi molte piattaforme offrono resoconti dell’anno che sta per chiudersi, che però quasi sempre appaiono dimenticabili. TikTok per esempio ha fatto sapere che nel 2024 i suoi utenti si sono concentrati particolarmente a essere demure e hanno preso a cuore Moo Deng. Rivelazioni che sorprendono tanto quanto il fatto che nei primi 10 mesi dell’anno ci sono stati 1,2 milioni di post su BookTok, un dato intuibile da chiunque abbia mai aperto l’applicazione.
Leggendo il rapporto annuale del social, mi è venuto in mente che forse l’algoritmo di TikTok è diventato troppo bravo a indirizzare le persone verso successi sicuri e meno bravo a riempire i feed di video che gli utenti troveranno davvero originali o affascinanti.
Un’altra notizia piuttosto prevedibile è che il 2024 su Grindr è stato all’insegna dell’arrapamento. Il rapporto Unwrapped dell’app di incontri ha anche nominato Charli XCX madrina dell’anno e ha rivelato che la posizione sessuale di questi dodici mesi è stata il missionario (in realtà, forse questo è davvero sorprendente).
La mia riflessione finale però è stata stimolata da un’altra presenza fissa dei resoconti di fine anno, che non è basata su algoritmi (almeno credo): la parola dell’anno della Oxford University Press. Decisa attraverso un voto popolare, suggerimenti di esperti e – come ha dichiarato il presidente di Oxford languages Casper Grathwohl al New York Times, con un po’ di “arte oscura” – il titolo del 2024 è andato a brain rot, letteralmente “marciume cerebrale”, ovvero il deterioramento mentale che si innescherebbe quando si passa troppo tempo a guardare cose stupide online (e sì, come hanno fatto notare diverse persone, la parola dell’anno del 2024 sono due parole).