mercoledì, Gennaio 15, 2025

Bitcoin, il test di Intesa Sanpaolo apre nuovi scenari per le criptovalute in Italia

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In prima linea c’è Intesa Sanpaolo. L’operazione con cui l’istituto torinese ha acquistato undici bitcoin, rivelata da Wired nella serata di lunedì 13 gennaio, è una prima mossa di un istituto di credito italiano nel campo delle criptovalute, che potrebbe innescare effetti a catena.

Il primo test

Ma partiamo dall’acquisto di Intesa Sanpaolo. L’iniziativa è stata preparata con cura. Dal 2023 è attivo un desk all’interno della divisione Imi Cib. Si chiama Digital asset & trading, e fino a poco fa aveva operato su Etf e future che hanno come sottostante anche bitcoin e asset digitali. Lunedì 13, invece, è stata conclusa la prima operazione esclusivamente in bitcoin, alla Borsa di Stoccarda Digital, leader in Europa nell’infrastruttura per criptovalute e asset digitali e parte del Gruppo Borsa di Stoccarda, il sesto gruppo di borse valori a livello europeo.

Perché temporeggiare, se è tutto pronto da oltre un anno? La risposta va cercata nella necessità di mantenere buoni rapporti con la Banca d’Italia. Che, come vedremo, non guarda di buon occhio a queste attività, e in generale al settore delle criptovalute. E la banca centrale non è un attore il cui parere può essere ignorato. Va sempre pesato, considerato.

Per questo sulla vicenda, nel pomeriggio di martedì 14 gennaio è intervenuto direttamente l’ad di Banca Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. “Noi siamo una banca, ormai leader europeo in termini di market cap, quindi non dovrebbe stupire se facciamo quello che fanno tutte le altre banche nel mondo” ha detto il manager a margine della firma del rinnovo dell’accordo con Confindustria, confermando in prima persona l’investimento del gruppo in criptovalute.

Peraltro sono importi limitatissimi – ha sottolineato Messina -, perché abbiamo 100 miliardi di euro di portafoglio titoli, quindi un milione di euro è un esperimento, è un test, e credo dimostri come ci può essere un’attenzione verso i canali digitali molto molto limitata in termini di investimento”. Ma soprattutto, ha proseguito Messina, dimostra un’attenzione al fatto di essere “pronti nel caso in cui alcuni clienti particolarmente sofisticati chiedessero di effettuare di queste forme di investimento“.

La strategia della banca

“Sofisticati” è la parola chiave. Messina ha sottolineato come io stesso personalmente lo ritengo una forma di investimento che deve essere riservata a operatori istituzionali e a clienti veramente con grandissima professionalità e grandissime skill. Io stesso non investo in bitcoin“. Insomma, l’ad esclude su tutta la linea che la banca (che nel terzo trimestre 2024 ha fatto registrare un utile record di oltre 7 miliardi di euro) possa proporre investimenti di questo tipo al cliente finale.

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