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I vulcani di fango sono costantemente attivi e tendono a generare più isole transitorie. Lo stesso Kumani era già stato protagonista di diverse eruzioni, la più forte delle quali si è verificata nel 1950 producendo un’isola larga 700 metri e alta sei. La più antica risale invece al 1861 e ha dato vita a una formazione di 87 metri.
I vulcani di fango, sulla Terra e oltre
L’Azerbaigian ha un’alta concentrazione di vulcani di fango. Gli scienziati hanno finora ne contati più di 300, la maggior parte dei quali si trova sulla terraferma. La Nasa riconduce la loro presenza alla particolare posizione della regione, che si trova all’interno della zona di convergenza di due placche tettoniche, quella araba e quella eurasiatica.
Anche se lo studio dei vulcani di fango può sembrare un’attività stravagante, la Nasa sottolinea come il fenomeno potrebbe non essere un’esclusiva del nostro pianeta. Nelle pianure settentrionali di Marte, per esempio, ci sono alcuni cumuli di fango nelle che probabilmente si sono formati in seguito a un’eruzione di fango e gas. Pur non avendo lo stesso potenziale distruttivo della lava, qui sulla Terra le eruzioni di fango possono essere decisametnte pericolose, dal momento che espellono una grande quantità di materiale, gas tossici e, se le condizioni ambientali lo consentono, possono anche generare fiamme.
I satelliti Landsat nella Nasa stanno cercando di effettuare la più lunga registrazione ininterrotta dei cambiamenti della superficie terrestre visti dallo spazio. I dati della missione sono disponibili al pubblico e sono particolarmente utili agli scienziati che studiano l’agricoltura, la geologia e le tecniche di mappatura.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.