giovedì, Marzo 6, 2025

Alessandra Poggiani, l'antropologa che guida uno dei centri di supercalcolo più potenti al mondo

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Perché è importante che questa infrastruttura resti pubblica?

“Gestire un’infrastruttura così complessa, energivora e che richiede alte competenze specialistiche, rappresenta una enorme barriera all’accesso. Mantenerla pubblica significa democratizzare le tecnologie permetter l’uso, gli strumenti con cui mettersi in gioco, a tutti quelli che hanno un’idea”.

A proposito di macchine energivore, come bilanciare potenza di calcolo con la sostenibilità?

“È un tema centrale per noi. È in corso di assegnazione un bando per realizzare un parco fotovoltaico che ci permetterà di abbattere i consumi energetici e ridurre l’impatto ambientale. Dal punto di vista tecnico- scientifico il quantum computing potrebbe essere – a lungo termine – una soluzione: le tecnologie quantistiche permettono maggiore capacità di calcolo con consumi molto più piccoli. Il tema merita grandi riflessioni. L’energia è un bene sempre più costoso e sempre più raro, con un impatto non indifferente, soprattutto in alcuni paesi dove l’energia rinnovabile o la sensibilità ambientale sono più scarse. Ma l’umanità tende al miglioramento. Almeno a me piace pensarlo“.

Lei è un’ottimista a proposito di tecnologia e intelligenza artificiale?

Sono una positivista. Il progresso tecnologico e le scoperte sono un fatto positivo: possono migliorare il benessere della nostra società. Quella che stiamo vivendo è una fase schumpeteriana, di cambiamenti, di passaggio dal digitale all’intelligenza artificiale. Ma se guardiamo la storia, notiamo che le tecnologie sono sempre state foriere di scossoni, di cambiamenti repentini, di fasi in cui l’umanità come specie prende le misure. Questo è uno di quei momenti.

Ci sono aspetti negativi, problematici, critici nell’intelligenza artificiale. Però i vantaggi e le opportunità che l’innovazione e l’evoluzione tecnologica ci portano, sono sempre infinitamente superiori. A questo proposito, ciascuno di noi, non solo i policy maker, nell’ambito del proprio lavoro, deve essere responsabile dell’uso che ne fa. I grandi fisici italiani che hanno avviato la fisica nucleare sapevano che alcune delle conseguenze potevano essere letali. Ma la responsabilità dell’utilizzo delle scoperte non è di chi le scopre. Il male e il bene non hanno a che fare con la tecnologia o con la scienza. Il male e il bene hanno a che fare con la coscienza”.

Parliamo di lei, che da sempre dirige e copre ruoli apicali. Ma secondo le ricerche il percorso è ancora difficile per molte donne

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