giovedì, Marzo 13, 2025

Huawei, lobbisti accusati di aver corrotto dei deputati europei per favorire il 5G cinese

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La maxi-operazione è scattata all’alba di giovedì 13 marzo. La polizia giudiziaria belga ha messo nel mirino il colosso cinese Huawei con una serie di perquisizioni e fermi in diverse località del Belgio nell’ambito di un’inchiesta per corruzione al Parlamento europeo. Un centinaio di agenti hanno passato al setaccio Bruxelles, la Vallonia e le Fiandre fermando diversi lobbisti legati all’azienda di telecomunicazioni cinese. L’operazione ha avuto ramificazioni anche in Portogallo, dove sono stati effettuati ulteriori controlli, sebbene al momento non risultino prese misure. Ne hanno dato notizia il sito di giornalismo investigativo belga Follow the money e le pubblicazioni belghe Le Soir e Knack

Le persone fermate in Belgio sono accusate di aver influenzato, attraverso pratiche illecite, parlamentari europei attuali ed ex per favorire gli interessi commerciali di Huawei nel Vecchio continente. Le ipotesi di reato spaziano dalla corruzione al riciclaggio di denaro fino alla falsificazione di documenti e all’associazione per delinquere. Nelle prossime ore gli indagati verranno interrogati per chiarire il loro coinvolgimento nella vicenda.

L’operazione “Generazione”

L’operazione della polizia giudiziaria belga, denominata “Generazione”, ha portato a 21 perquisizioni condotte nella mattina di giovedì 13 marzo dalla polizia belga. Nell’corso del blitz sono stati sequestrati documenti e dispositivi elettronici – tra cui computer – che ora verranno sottoposti a un’analisi approfondita, come fa sapere la procura federale del Belgio.

Secondo i media, tra i sospettati portati in caserma per accertamenti figurerebbe anche un italiano. Si tratterebbe di Valerio Ottati, lobbista italo-belga di 41 anni, originario di Woluwe-Saint-Pierre, nella regione di Bruxelles-Capitale. Ottati sarebbe entrato a far parte del colosso Huawei nel 2019, in un periodo in cui l’azienda stava intensificando la sua attività di influenza in Europa in risposta alle pressioni degli Stati Uniti affinché l’Unione abbandonasse le apparecchiature cinesi per il 5G. Prima di approdare in Huawei, Ottati avrebbe lavorato come assistente di due eurodeputati italiani, uno appartenente al Partito popolare europeo e l’altro ai Socialisti e democratici, occupandosi, tra le altre cose, anche delle relazioni tra Unione europea e Cina. Successivamente, l’uomo sarebbe passato al ruolo di direttore degli affari pubblici europei per Huawei, posizione in cui avrebbe capitalizzato i contatti sviluppati durante il suo decennio nell’ambiente dell’Europarlamento per promuovere gli interessi dell’azienda cinese.

Lobby buone e cattive

A differenza del lobbying tradizionale, perfettamente legale nell’Unione europea e regolamentato da un apposito registro per la trasparenza, ciò che configurerebbe il reato in questo caso sarebbe il passaggio dalla legittima rappresentanza di interessi alla vera e propria corruzione: secondo le norme europee, i lobbisti possono organizzare incontri informativi ed eventi, ma non possono offrire doni di valore significativo, vantaggi economici o benefici personali diretti agli eurodeputati in cambio di un’influenza sulle loro decisioni politiche. Nel caso in esame, gli inquirenti ipotizzano proprio questo scambio illecito a vantaggio di Huawei, in particolare riguardo l’implementazione delle reti 5G in Europa.

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