sabato, Marzo 15, 2025

Brian Eno, perché l’arte è ciò che ci rende umani

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Tutto può essere arte, la creatività è fondamentale per l’umanità, anche se apparentemente è inutile e non risponde a nessun bisogno concreto. È quello che spiega Brian Eno in What Art Does, il suo nuovo libro, realizzato assieme all’artista olandese Bette A., che ha curato le illustrazioni.

Brian Eno è uno degli artisti più geniali (anche se lui rifiuta questa definizione), importanti e prolifici degli ultimi decenni. Musicista, ha inventato negli anni ’70 l’idea di Ambient Music, una musica che può essere sentita tanto come sottofondo quanto ascoltata attentamente. Ha pubblicato una trentina di album, da solo o in collaborazione con artisti come David Byrne, Robert Fripp, John Cale e Jon Hopkins. Come produttore ha lavorato e cambiato le carriere di artisti come U2 e Coldplay mentre recentemente è stato il mentore della nuova star dell’elettronica Fred Again… Ha realizzato opere artistiche in molti campi, dalle applicazioni che già 15 anni fa producevano musica generativa anticipando l’AI, ai documentari, fino a giradischi che sono delle installazioni. Una carriera così rilevante che è impossibile da riassumere in poche righe. Ma, curiosamente, non pubblica libri da 25 anni: What Art Does è, a suo modo, un evento.

Verso una teoria dell’arte come elemento chiave dell’umanità

Apparentemente è un libricino, nel senso letterale delle dimensioni fisiche e del numero di pagine, poco più di un centinaio, molte delle quali occupate dalle illustrazioni di Bette A. La domanda di Eno è: “Perché ci dedichiamo a queste attività che chiamiamo arte?”, ovvero si chiede perché passiamo tanto tempo nei mondi immaginari creati da film, libri e canzoni, perché ne abbiamo bisogno e cosa fanno per noi.Rispondendo a queste domande, ambiziosamente dice di voler “iniziare una teoria dell’arte”. Gli storici e i critici probabilmente storceranno il naso, perché Eno la sviluppa a modo suo, evitando gli accademicismi e lavorando piuttosto per aforismi, ma procedendo in maniera comunque organica.

La risposta di Eno è che l’arte è uno degli attributi chiave dell’essere umano, come il linguaggio”, ma anche che sappiamo perché il linguaggio sia universale, mentre non riusciamo a dire lo stesso dell’arte e del ruolo degli artisti, le persone che hanno deciso di trasformare in un lavoro questa attività apparentemente senza funzioni e applicazioni pratiche. Eno fa l’esempio del cacciavite: la punta ha una funzione precisa e non può essere modificata senza perdere la sua utilità, mentre il manico e l’impugnatura possono essere realizzati in molti modi diversi e avere quindi delle varianti stilistiche. Lo stesso vale per un taglio di capelli: ha una funzione pratica, ma lo stile può diventare una pratica artistica.

L’arte come mondo immaginario

Il grande ruolo dell’arte, secondo Eno, è proprio quello di creare mondi alternativi, finzioni in cui possiamo sperimentare esperienze e sentimenti, ma in maniera sicura. L’arte funziona come un simulatore, che permette di sperimentare situazioni complesse – come il pericolo, l’amore, la perdita o la gioia – senza subirne le conseguenze nella vita reale. “L’arte è una simulazione sicura”, scrive, suggerendo che essa ci aiuta a esplorare emozioni e scenari senza metterci in pericolo.

A volte ci affezioniamo così tanto ai mondi immaginari che diventano la nostra realtà, e non sono più giocosi e innocui, commenta Eno. “Per esempio, quando molte persone credono in una finzione e iniziano ad adattare le loro aspettative e il loro comportamento come se fosse vera, portandola così in essere”, ed è così che nasce il complottismo. Realtà e finzione si fondono e non si è più in grado di distinguere la narrazione dai fatti.

L’arte come cambiamento, diversità e comunità

Secondo Eno, l’arte fa molto di più: è uno strumento che permette sia alla singola persona sia all’umanità di evolversi e migliorare. “Ciò che un artista sceglie di scrivere, disegnare o cantare può attirare la nostra attenzione su certi mondi. Ci dice che qualcuno prende qualcosa sul serio, forse lo trova bello o minaccioso, e ci invita a ripensare a come ci sentiamo al riguardo. Le cose a cui teniamo sono le cose su cui creiamo arte”, perché “l’arte è una delle cose che unisce le persone”, è qualcosa che racconta la diversità e permette di creare comunità di persone che si riconoscono in qualcosa.

L’arte ci cambia”, conclude Eno, modifica la nostra percezione del mondo e di noi stessi.Nell’arte, proviamo nuovi mondi possibili e altri modi di essere, prestando attenzione ai nostri sentimenti. L’arte ci consente di condividere concetti e sentimenti complicati. Una conversazione culturale apre le porte ai cambiamenti, in noi stessi e nella società”.

In un’epoca sempre più materialista, in cui anche la creatività è sempre più legata ai risultati concreti – che siano quelli di una classifica di vendita o i numeri di un social media – la riflessione di Eno e di What Art Does riporta l’attenzione sul valore primario e assoluto di ciò che chiamiamo arte. Fare musica, scrivere, disegnare, fare un video, anche creare un meme significa raccontare storie, cercare una relazione con qualcuno. E, in definitiva, diventare più umani.

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