Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Da Santo Graal a kryptonite. In tre mesi. Starlink, l’internet satellitare di Elon Musk, è passato dalla soluzione tecnologica a tutti i problemi di connessione dell’Italia a una delle alternative sul tavolo, tra mille distinguo. È il riassetto della destra di Fratelli d’Italia al governo, che dopo aver steso tappeti rossi al fondatore di Tesla si affretta a riavvolgerli, complici i rapporti tesi tra Europa e Stati Uniti, i problemi industriali locali e la fretta di accreditarsi al fianco dell’imprenditore di origine sudafricana. Due esempi su tutti.
Primo. Il 13 marzo, rispondendo ad alcune interrogazioni in Senato, il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, in quota Fratelli d’Italia, ha dichiarato che “sono state avviate alcune sperimentazioni con i sistemi satellitari Starlink presso le sedi diplomatiche in Burkina Faso, in Bangladesh, in Libano e in Iran, che dunque sono state dotate di antenne Starlink anche se nessuna a oggi è attiva“. Il sistema satellitare di SpaceX, la compagnia spaziale di Musk, c’è ma non si usa. E le regole, a detta di Ciriani, sono che “le antenne siano attivate unicamente per testarne il funzionamento e siano poi sospese con l’obiettivo di riattivarle solo ove si rendesse necessario”.
Secondo. Ventiquattro ore dopo, il 14 marzo, Aria, la società pubblica degli appalti di Regione Lombardia, pubblica i nomi delle aziende che hanno partecipato alla gara per sperimentare l’internet satellitare in Lombardia e colmare i buchi di connessione. Un bando considerato il viatico per Starlink nel campo degli appalti pubblici. Ma il nome del servizio di Musk non c’è. Hanno depositato offerte due piccoli operatori internet, Mgh Systems e Sirius Technology. Poi Acantho, partecipata dal gruppo bolognese dell’energia e dei rifiuti Hera. Infine due cordate, capitanate rispettivamente da Fastweb e da Fibercop, il gruppo in cui è convogliata la rete di Tim. Degli altri componenti dei raggruppamenti di imprese, al momento, Aria non fai il nome. Segno che se Starlink è tra loro, come anticipato dal presidente della Regione, Attilio Fontana, per ora si preferisce non esporlo.
Starlink, l’internet satellitare e l’Italia
Se le forniture di Starlink dipendessero solo da valutazioni tecnologiche, non ci sarebbe partita. Se non altro per l’insuperabile numero di satelliti in orbita: settemila a febbraio 2025. Ma sulla scelta di includere il servizio di SpaceX nella rosa di quelli a cui possono essere affidati pezzi di appalti pubblici pesano altri fattori, importanti tanto quanto la tecnologia: politica, economia, equilibri internazionali. Non appena si deposita la polvere del clamore mediatico, emergono i criteri con cui affrontare la partita delle telecomunicazioni.
Starlink non è nuova al contatto con le autorità italiane. Poiché eroga il suo servizio a famiglie e aziende, ha contatti diretti con il ministero delle Imprese e del made in Italy, che sovrintende il settore. E che ha mediato la gestione delle frequenze tra Tim e Starlink nell’aprile 2024, oggetto di una contesa. Nelle stesse settimane Starlink ha finalizzato un accordo con Telespazio, società partecipata al 67% da Leonardo (il maggior produttore italiano di armi) e al 33% da Thales (gruppo francese della difesa), che ha integrato l’internet satellitare di Musk nella sua rosa di servizi di telecomunicazione.