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Le proteste contro Tesla stanno diventando un problema serio per l’azienda. E la casa di Austin corre ai ripari. Il 23 aprile 2025 il management ha aggiornato la documentazione presentata alla Securities and exchange commission (Sec), l’ente federale che vigila sui mercati finanziari statunitensi. Per la prima volta, l’azienda ha incluso le proteste degli attivisti tra i “fattori di rischio” per il proprio business. Come riporta il magazine Techcrunch, questa modifica formale riconosce che le manifestazioni potrebbero influire negativamente sulle vendite e sulla reputazione del marchio, segnalando la portata crescente del fenomeno e le sue potenziali ripercussioni economiche. Un cambiamento significativo che arriva mentre l’azienda affronta un trimestre finanziario particolarmente difficile.
Le proteste contro Tesla e il sistema di trasparenza finanziaria statunitense
Le manifestazioni contro Tesla sono diventate un problema concreto a seguito del crescente coinvolgimento di Musk nella politica americana. Durante le elezioni presidenziali del 2024, l’amministratore delegato ha sostenuto apertamente Donald Trump con finanziamenti consistenti. La successiva vittoria elettorale ha portato alla creazione del Doge (Department of government efficiency), dipartimento destinato a ottimizzare la spesa pubblica e affidato proprio a Musk. Questa collaborazione con l’amministrazione ha generato un’ondata di critiche che si è tradotta in proteste coordinate in oltre 30 paesi, con boicottaggi organizzati davanti agli showroom e campagne online contro l’acquisto di veicoli Tesla. Di fronte a questa escalation, lo stesso Musk ha tentato di sminuire il fenomeno: come durante l’ultima videoconferenza agli investitori in cui ha sostenuto che i manifestanti sarebbero “finanziati da terze parti“, senza tuttavia fornire prove a supporto di questa tesi.
Proprio questi sviluppi hanno costretto Tesla a rivedere i documenti depositati presso la Sec, in linea con la rigorosa normativa americana sulla trasparenza finanziaria. Tale sistema impone alle società quotate in borsa di comunicare periodicamente informazioni dettagliate sulla propria situazione economica e sui rischi potenziali. Questi report, che includono bilanci trimestrali (Form 10-Q) e annuali (Form 10-K), costituiscono un pilastro fondamentale della regolamentazione dei mercati, con l’obiettivo di proteggere gli investitori attraverso la divulgazione di informazioni veritiere e complete su ogni aspetto che possa influenzare il valore delle azioni. La serietà di questi obblighi è sottolineata dalle pesanti sanzioni che la Sec può imporre alle società che omettono dati rilevanti o forniscono informazioni false, oltre alla possibilità di cause legali da parte degli azionisti danneggiati.
All’interno di questa documentazione obbligatoria, la sezione “fattori di rischio” riveste un ruolo particolarmente delicato. In questa parte, le aziende devono elencare tutte le possibili minacce al business: dalla concorrenza alle dispute legali, dalle fluttuazioni valutarie ai cambiamenti normativi, fino ai rischi geopolitici o ambientali. Non si tratta di previsioni catastrofiche ma di un’analisi oggettiva dei fattori che potrebbero compromettere gli obiettivi aziendali. La modifica apportata da Tesla rappresenta quindi un cambiamento sostanziale rispetto alla precedente impostazione. Negli anni passati, l’azienda aveva adottato un linguaggio generico riguardo alle critiche, descrivendole come “talvolta esagerate o infondate“. Il nuovo testo, invece, avverte gli investitori che le critiche “hanno portato a proteste, alcune delle quali sono sfociate in violenza, dirette contro operazioni, prodotti e personale” e che la percezione negativa “può danneggiare il brand e il business, incluse le vendite“. Una formulazione che riflette l’innegabile impatto economico che le proteste stanno avendo sul colosso delle auto elettriche.
Le conseguenze economiche e le contromisure
Negli stessi giorni dell’aggiornamento dei documenti Sec, Tesla ha anche pubblicato i risultati finanziari del primo trimestre 2025. I dati mostrano una flessione del 9% nei ricavi, scesi a 19,34 miliardi di dollari, e un crollo del 71% dell’utile netto a 409 milioni di dollari rispetto all’anno precedente, il che segna un netto calo nella fiducia degli investitori. Il movimento di protesta, dal canto suo, ha accolto questi dati, uniti alla modifica dei fattori di rischio per gli investitori, come una conferma dell’efficacia della propria strategia. Tesla Takedown, nato a febbraio 2025, è un movimento decentralizzato che organizza manifestazioni pacifiche davanti agli showroom Tesla in tutto il mondo. Secondo il sito ufficiale, le proteste si sono svolte in oltre 250 città del mondo. L’obiettivo dichiarato è colpire economicamente Musk attraverso boicottaggi, vendita di veicoli e azioni Tesla, per contrastare la sua influenza politica nell’amministrazione Trump. Il movimento è cresciuto rapidamente sui social media con hashtag come #TeslaTakedown e ha attirato l’attenzione di personalità pubbliche e politici. Secondo quanto riportato da Techcrunch, un portavoce dell’organizzazione ha espresso soddisfazione per l’inclusione nei fattori di rischio dell’azienda, definendola un riconoscimento dell’impatto concreto delle loro attività sulla percezione del marchio da parte degli investitori.
Di fronte a questa situazione sempre più critica, Musk ha annunciato un cambiamento nelle sue priorità. In un post sul suo social network X ha dichiarato che limiterà i suoi impegni governativi, riducendo la sua presenza al Doge a “un solo giorno settimanale“ invece dei tre inizialmente previsti. Questo tentativo di riequilibrare le sue responsabilità punta evidentemente a rassicurare gli investitori sulla sua attenzione verso Tesla, ma potrebbe non essere sufficiente a invertire la tendenza negativa.