lunedì, Ottobre 28, 2024

Tecnologie per i soccorsi in montagna

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Le tecnologie per i soccorsi in montagna evolvono rapidamente. Ai droni, già da tempo utilizzati con successo, si affiancano nuovi sistemi in grado di migliorare l’individuazione di dispersi, feriti e morti durante una valanga, come nel caso della tragedia della Marmolada. Molte di queste tecnologie, comprese e-bike per montagna e barelle elettriche per facilitare i soccorsi, sono state sperimentate nel corso del progetto Start (Test for Alpine Rescue Technology) che ha coinvolto sette partner: il Soccorso Alpino Dolomiti Bellunesi Cnsas, il Soccorso Alpino Alto Adige Cnsas, il Soccorso alpino dell’Alpenverein Südtirol, il Bergrettung Tirol, il Noi Teckpark di Bolzano, l’Università di Klagenfurt e l’Eurac Research. 

Droni

L’utilizzo di droni ha portato vantaggi notevoli rispetto agli elicotteri. Un drone non è infatti dipendente dalle condizioni atmosferiche e può arrivare su una zona impraticabile più velocemente. Grazie all’ausilio di fotocamere termiche permette di individuare persone disperse e vittime di valanghe captando le radiazioni infrarosse del corpo stesso. I droni possono trasportare anche pacchi contenenti radio, coperte termiche, medicine per il primo soccorso, lasciandoli cadere vicino al luogo dove si trova il soggetto. Nel caso di attacchi di cuore, che rappresentano comunque una delle cause di morte più frequenti in alta montagna, i droni con fibrillatore impiegano dai 15 ai 20 minuti per raggiungere le zone più remote. 

Tecnologie per droni

In Svizzera è stato sperimentato l’utilizzo di un particolare drone, l’RGA-UAV-T1A, che è in dotazione alla Rega, la Guardia aerea svizzera di soccorso, ma che può essere di supporto anche in Italia, lungo i territori di confine come Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia. È particolarmente utile in condizioni di scarsa visibilità, e tra i diversi sensori a disposizione utilizza un sistema  di intelligenza artificiale chiamato “Human Detection Pipeline” che permette, attraverso un algoritmo intelligente, di riconoscere le persone sul terreno basandosi sulle immagini in tempo reale della termocamera.

Tra i sistemi in dotazione ai droni di soccorso, l’ultima novità si chiama Lifeseeker ed è tra le tecnologie testate dal progetto Start. Sviluppato e realizzato da Centum R&T è utilizzato per la ricerca di persone disperse attraverso il segnale emesso dal cellulare e funziona anche in zone senza copertura di rete. Oltre alla ricerca e alla localizzazione permette di comunicare con il disperso sia tramite chiamate vocali sia con sms. Il sistema è stato sperimentato dal progetto sull’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites. 

Jetpack

Realizzati dall’inglese Gravity Industries, queste tute con reattori incorporati sembrano provenire direttamente da un film di fantascienza. Li ha utilizzati però con successo il Great North Air Ambulance Service (Gnaas), ente inglese che fornisce servizi aerei per le emergenze. Il Jetpack è alimentato da 5 turbine che sviluppano 1065 cavalli per una velocità massima di 136 chilometri orari e permette ai soccorritori di raggiungere un punto impervio sulla montagna in 90 secondi anziché 30 minuti. 

I localizzatori

Per individuare i dispersi, in caso di cellulari scarichi, vengono utilizzati anche i sistemi Recco e Artva, che devono però essere indossati dagli sciatori. Se il sistema Recco, una piastrina formata da un’antenna e un diodo, è già presente all’interno di diversi modelli di sci, giacche, scarponi, zaini e caschi, l’Artva – un piccolo strumento elettronico da indossare sotto il giubbotto – è obbligatorio in diverse stazioni sciistiche. Il sistema Recco può far uso anche di un sonar che trasportato da un elicottero riesce a captare un segnale fino a 80 metri di distanza

I localizzatori sugli smartphone

Se dispersi in montagna, sarebbe possibile farsi localizzare subito una volta chiamato il numero unico delle emergenze 112 grazie alla tecnologia Aml per iPhone e Els per smartphone Android. Il condizionale è d’obbligo perché in Italia ancora non funziona, nonostante una direttiva della Unione europea imponeva di implementarla entro il 2020. Il software incorporato invia in automatico latitudine, longitudine e altezza della posizione

Nonostante siano presenti nei sistemi operativi Android dal giugno 2006 e su iOS dal marzo 2018, in Italia non possono essere utilizzati perché non è presente un sistema capace di captare i dati inviati dal telefonino e inoltrarli al servizio di soccorso. Il sistema però è attivo in numerosi Paesi europei come Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Olanda, Regno Unito e Slovenia e extra-Ue come Norvegia, Islanda, Moldavia, Nuova Zelanda, Emirati Arabi, Stati Uniti. La grave pecca fu messa in luce nel 2019 quando proprio a causa della mancanza di questo sistema non fu possibile localizzare subito Simon Gautier, l’escursionista francese caduto in un dirupo nel Cilento che fu ritrovato solo dopo 9 giorni dalla sua richiesta di aiuto.

Il localizzatore di sms

In alternativa ai sistemi Aml e Els in Italia si utilizza l’Sms locator del servizio 112. Aal chiamante del 112 viene inviato un sms con un link che, una volta aperto, trasmette le coordinate alla centrale. Oltre a non essere preciso come l’Aml, il servizio non è attivo in Veneto, in quanto la regione non è ancora implementato il numero unico. 

Il servizio invece funziona in Friuli Venezia Giulia, Lazio (prefisso 06-0774), Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano. In queste aree è prevista una Centrale unica di risposta (Cur) che è fruibile anche tramite l’App “Where are U” con una chiamata d’emergenza e l’invio automatico all’operatore della posizione attraverso il sistema Gps del telefonino. È possibile utilizzare l’app anche se non si è in condizioni di parlare, selezionando il tipo di soccorso. In Veneto chiamando il 112 invece rispondono i carabinieri. 

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