Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Le indagini non vanno bene, tanto che l’omicidio resta irrisolto per vent’anni, finché grazie all’insistenza del vedovo, Pietro Mattei, viene analizzato di nuovo il Dna. Come conseguenza viene indagato Manuel Winston Reyes che era stato maggiordomo dei Filo della Torre e, per una serie di motivi, era stato licenziato. La prova decisiva, però, sono le intercettazioni telefoniche in cui Reyes tenta di piazzare i gioielli rubati. All’epoca delle indagini le intercettazioni non furono ascoltate. Reyes confesserà il delitto dicendo che era stato trattato male, e per questo era arrabbiato. Dopo aver ucciso la donna, le aveva rubato i gioielli per garantire gli studi ai propri figli. Reyes è stato scarcerato nel 2021. Mattei è morto nel 2020.
La villetta
La mattina del 13 agosto 2007 Chiara Poggi, impiegata ventiseienne, viene uccisa con svariati colpi al capo. Il delitto avviene nella villetta di Garlasco, in provincia di Pavia, dove vive con i genitori, al momento del delitto in vacanza. Il suo corpo, trascinato nell’anticamera, poi sollevato e gettato nelle scale che conducono al piano sotterraneo, viene rinvenuto dagli investigatori dopo che il fidanzato, Alberto Stasi, studente universitario, lancia l’allarme. Con una telefonata piuttosto bizzarra richiede l’intervento di un’ambulanza perché “forse hanno ucciso una persona”. All’operatrice che gli chiede chi sia questa persona, se sia magari un parente, un famigliare, lui risponde “no, è la mia fidanzata”. I carabinieri, guidati da lui, arrivano nella villetta. Stasi dice nella telefonata con il 118 che ha visto il corpo della giovane e che “c’è sangue dappertutto”. Poi però racconterà qualcosa di diverso, soprattutto perché le suole delle sue scarpe sono intonse. Ma le foto prese all’arrivo sul scena del crimine mostrano che alcune tracce di sangue sono ancora fresche e che sarebbe stato impossibile vedere il corpo di Chiara e il “sangue dappertutto” senza camminarci sopra.
I giudici condannano Alberto Stasi a 16 anni di carcere per aver ucciso Chiara Poggi. Il movente, dato che Stati si dichiara tuttora innocente, non è mai emerso, anche se si suppone che tra i due ci fosse un certo attrito e che il loro rapporto fosse arrivato a una svolta. La violenza con cui Chiara è stata colpita, con un oggetto pesante mai ritrovato, indica che il suo assassino fosse molto arrabbiato e che il delitto sia stato compiuto proprio al culmine della rabbia.
Segreti e bugie
Il 26 agosto 2010 ad Avetrana, in provincia di Taranto la quindicenne Sarah Scazzi era attesa dalla cugina Sabrina e da un’amica: insieme nel primo pomeriggio avrebbero dovuto andare al mare. ma Sarah all’appuntamento non si è mai presentata. La ricerca della ragazzina prende le mosse dalla sua vita privata. Il fatto che abbia più di un profilo social, di cui la madre era all’oscuro, fa supporre che abbia incontrato qualcuno e che si sia allontanata volontariamente dal paese. Non era d’altronde un segreto che Sarah sognasse una vita lontano da lì, magari a Milano dove vivevano il fratello maggiore e il padre. I sospetti si spostano, a mano a mano che le indagini proseguono, sui famigliari e sulla cerchia di conoscenti e amici di Sarah. Quasi tutti sono più anziani di lei, anche di dieci o dodici anni. Finché l’attenzione degli investigatori si focalizza sulla famiglia Misseri. Le vite dello zio Michele, che fa ritrovare alcuni oggetti appartenuti alla nipote, ma anche quelle di Sabrina, la cugina che l’attendava per andare al mare il giorno della scomparsa, e di sua madre, Cosima Serrano (sorella della mamma di Sarah), sono passate al microscopio. E infine, il 6 ottobre 2010, al termine di un lungo interrogatorio, Michele Misseri indica il pozzo in cui ha occultato il cadavere di Sarah Scazzi.
I referti autoptici parlano di morte per strangolamento: qualcuno ha serrato al collo della ragazza una cintura o qualcosa di affine. Misseri si addossa la responsabilità del delitto dicendo che è stato la conseguenza di un tentativo di stupro. Ma gli inquirenti vanno oltre. E arrestano anche sua moglie e sua figlia con l’accusa di aver omicidio volontario. Misseri, alla fine, sarà condannato per occultamento di cadavere, ma non per omicidio. Mentre a Sabrina Misseri e Cosima Serrano viene comminato l’ergastolo. Il movente sarebbe da ricercarsi nella gelosia di Sabrina nei confronti della cugina, più giovane e più bella, e per questo oggetto delle attenzione di Ivano Russo, di cui Sabrina era perdutamente innamorata.