sabato, Dicembre 21, 2024

Instagram , i rischi dell'algoritmo per verificare l'età

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Dal 7 novembre nel Regno Unito e, fra pochi mesi, nel resto d’Europa su Instagram sarà possibile far determinare l’età grazie a un’intelligenza artificiale attraverso gli strumenti di identificazione della startup britannica Yoti. Questo sistema si applicherà agli utenti del Regno Unito che cercheranno di modificare la propria data di nascita da meno di 18 anni a più di 18 anni. Gli utenti che modificano la propria data di nascita possono scegliere di inviare una foto di una patente di guida o di un altro documento di identità accettato al posto del selfie di verifica. 

Gli utenti che sceglieranno la via del documento d’identità vecchio stile dovranno attendere fino a due giorni per verificare la propria identità, mentre chi si scatta un selfie può ottenere risultati in 20 minuti. Yoti, la società che collabora con Instagram, ha affermato di essere in grado di identificare con precisione gli utenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni come minori di 23 anni nel 99,65% dei casi. L’azienda sostiene di riuscire a ottenere questo risultato analizzando i tratti del viso dell’utente – cosa che, a suo dire, si distingue dai più noti e controversi metodi di riconoscimento facciale – per stimarne l’età. “Non si tratta di riconoscimento facciale (in cui un sistema informatico cerca di confrontare un particolare volto con un database, per confermare l’identità di quella persona), ma solo di rilevare se nell’immagine catturata c’è qualcosa che assomiglia a un volto di un adulto“. 

In che modo impatta sulle attività che un utente può compiere online? L’identificazione è fondamentale perché Instagram funziona in modo diverso per le diverse fasce d’età. Gli account degli utenti identificati come di età compresa tra i 13 e i 17 anni hanno i loro profili privati per impostazione predefinita e hanno un’esposizione limitata a determinati tipi di pubblicità. Inoltre, permette di evitare che ci siano minorenni che si spacciano per maggiorenni incentivando indirettamente forme di prostituzione minorile. 

Ci stiamo avvicinando all’identità digitale certificata? Tecnicamente parlando, sarebbe già ipotizzabile, attraverso un oculato sfruttamento dei dati presenti in rete e dell’intelligenza artificiale, di aumentare il livello di identificazione di chi naviga online. Tuttavia, un sistema di questo tipo potrebbe compromettere il diritto fondamentale della libertà di espressione. Siamo però arrivati ad un punto dove, in molti stati non democratici sono attivi sistemi di sorveglianza digitale molto accurati, mentre in quelli democratici molti casi di criminalità o di lesione gratuita della reputazione passano proprio attraverso l’anonimato garantito dalla rete. È un tema complesso e merita una riflessione ampia a livello internazionale.

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