domenica, Dicembre 22, 2024

Intelligenza artificiale, un ricercatore sostiene che la sua è senziente

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Dabus è molto più vecchi delle controversie legali. Vie email Thaler spiega che il sistema in evoluzione “da almeno 30 anni” e che “ha creato il paradigma di intelligenza artificiale più capace al mondo”. Durante la nostra conversazione, sembrava esasperato dal fatto che i giornalisti tendano a concentrarsi sugli aspetti legali.

Dal punto di vista di Thaler, le società con grandi mezzi finanziari che hanno l’obiettivo di “conquistare il mondo“, come Google, hanno fatto sì che i dibattiti si concentrassero sulle loro macchine. Le cause per i diritti d’autore e i brevetti sono un modo per far comunicare a più persone il fatto che Dabus è senziente e per spingere il pubblico a riflettere sui diritti di questa nuova specie.

Ma la strada per convincere gli esperti che Dabus è senziente è in salita: “Non so nemmeno da dove cominciare, se c’è un’intelligenza artificiale senziente sul pianeta, non è certo questa“, dice Matthew Sag, professore di diritto e intelligenza artificiale alla Emory University.

Al momento, inoltre, le cause di Abbott non stanno avendo il successo sperato, nonostante il sostegno di figure di spicco nel campo del diritto d’autore, tra cui lo studioso di legge di Harvard Lawrence Lessig. Come ha sottolineato il giudice Beryl Howell nella sua recente sentenza in un caso negli Stati Uniti, una delle ragioni principali dei fallimenti è che “la paternità umana è un requisito fondamentale del copyright“.

In quasi tutti i paesi, il diritto d’autore richiede un atto “autoriale”: in altre parole l’opera d’arte deve riflettere l’idea originale di una persona. La legge ha sempre affermato che imbattersi in un’opera, come il disegno su un pezzo di granito in una caverna, o un legno plasmato dalle maree su una spiaggia, non equivale a crearla da zero. Per la legge, il prodotto di un’intelligenza artificiale che produce risultati rientra nella prima casistica e non nella seconda. “Per quanto riguarda la dottrina, non c’è niente da fare finché non si riesce a dimostrare che l’AI ha un’effettiva capacità di concepimento mentale indipendente – afferma Sag– . Ma questo non è il modo in cui funzionano queste AI: è roba da C3PO e Hal 9000“.

Questo non vuol dire, ovviamente, che le discussioni giuridiche sul tema siano finite. Negli Stati Uniti attori e sceneggiatori sono attualmente in sciopero, in parte per via dei timori su come l’AI potrebbe essere usata per sostituirli o sminuire il loro ruolo nei processi creativi. Se un tribunale dovesse stabilire la quantità di coinvolgimento umano necessaria perché un prodotto sia tutelato dal copyright, la decisione potrebbe essere un potente strumento di negoziazione.

E man mano che i suggerimenti dell’AI diventano sempre più complessi e la collaborazione tra intelligenza artificiale e esseri umani si avvicina sempre più a un dialogo creativo, la nostra visione di cosa vuol dire essere un autore potrebbe dover cambiare. “La domanda meno interessante è: se non c’è alcun coinvolgimento umano, dovrebbe esserci il copyright? – dice Sag –. La risposta è così ovviamente, no, non dovrebbe esserci. È un peccato che questo ci faccia perdere tempo rispetto alla questione davvero interessante e importante, che è quanto coinvolgimento umano è sufficiente?“.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired UK.

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