sabato, Dicembre 21, 2024

Bicchieri di carta, inquinano quanto quelli di plastica

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Anche se talvolta le analisi chimiche possono far luce sulla composizione delle sostanze presenti in un bicchiere di plastica o di carta, non sempre questi test sono in grado di identificare il contenuto, spiega Jane Muncke, tossicologa ambientale di formazione e ora direttrice del Food Packaging Forum, un’organizzazione che si occupa di comunicazione scientifica con sede in Svizzera. Le sostanze precise sono “sconosciute non solo agli scienziati che effettuano queste analisi, ma anche alle persone che producono e vendono gli imballaggi. Durante la fabbricazione di prodotti contenenti plastica, tra i materiali utilizzati per creare nuove sostanze possono verificarsi reazioni chimiche impreviste.

Le sostanze chimiche possono essere dannose anche a causa delle specifiche combinazioni in cui vengono utilizzate, la cosiddetta “mixture toxicity”, o “tossicità delle miscele”. Pertanto ha poco senso regolamentare le quantità di singole sostanze presenti nei bicchieri, perché non si può ancora essere sicuri dell’impatto che avranno.

Migliorare le pratiche di riciclaggio sarebbe un passo logico per evitare che le sostanze chimiche nocive finiscano in natura, ma i ricercatori sostengono che la cosa migliore è abbandonare del tutto i bicchieri di carta usa e getta. Per la maggior parte dei centri di riciclaggio, separare il rivestimento in plastica dalla carta del bicchiere è difficile. Nel Regno Unito, per esempio, solo poche strutture accettano i bicchieri di carta. Molte caffetterie li raccolgono per riciclarli, ma il fatto di doverli consegnare elimina la comodità di un prodotto monouso. Oggi, nel Regno Unito, solo quattro bicchieri di carta su cento vengono riciclati.

Il problema della perdita di sostanze chimiche non riguarda solo il momento in cui i bicchieri di carta vengono buttati via, ma può iniziare già durante l’utilizzo. Nel 2019, un gruppo di ricerca indiano ha riempito dei bicchieri di carta con acqua calda per verificare se venissero rilasciate particelle di plastica o sostanze chimiche. “Ciò che ci ha sorpreso è stato il numero di particelle di microplastica che si sono liberate nell’acqua calda nel giro 15 minuti“, ha scritto in un’email Anuja Joseph, ricercatrice presso l’Indian Institute of Technology di Kharagpur. In media, un contenitore da 100 ml presenteva 25mila particelle . I ricercatori hanno anche trovato tracce di sostanze chimiche nocive e di metalli pesanti rispettivamente nell’acqua e nel rivestimento in plastica.

I pro e i contro delle alternative

I bicchieri “riutilizzabili” non sono necessariamente migliori per quanto riguarda la perdita di sostanze nocive, poiché sono spesso fatti di plastica; il calore e l’usura accelerano il processo e le bevande acide come il caffè assorbono più facilmente le sostanze chimiche. Anche l’impronta ecologica dei bicchieri di plastica riutilizzabili è discutibile: secondo alcune stime, un bicchiere riutilizzabile deve essere utilizzato dalle 20 alle 100 volte per compensare le emissioni di gas serra rispetto a un contenitore monouso. La colpa in questo caso è dell’elevata quantità di energia necessaria per rendere il bicchiere riutilizzabile durevole e dell’acqua calda necessaria per lavarlo. Detto questo, un bicchiere di plastica riutilizzabile ha almeno il potenziale per durare più a lungo ed è più facile da riciclare.

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