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Gli infruttuosi sforzi di Allen mettono in evidenza un consenso giuridico che sta diventando sempre più solido. Lo scorso agosto, un giudice federale degli Stati Uniti ha respinto una causa intentata dal ricercatore di intelligenza artificiale Stephen Thaler, che aveva cercato di dimostrare come il sistema di intelligenza artificiale da lui inventato meritasse di essere protetto dal diritto d’autore: “Il querelante non può indicare alcun caso in cui un tribunale abbia riconosciuto il diritto d’autore su un’opera originata da un’entità non umana“, ha scritto il giudice Beryl Howell nella sua decisione.
Possibili conseguenze
Thaler sta facendo ricorso contro il verdetto. Ryan Abbot, il suo avvocato, non crede che la decisione dell’Ufficio per il copyright sull’opera di Allen avrà un impatto sull’appello, ma ritiene che più in generale avrà ripercussioni notevoli sul mondo dell’arte assistita dall’AI: “Penso che sarà un grande disincentivo per le persone che sviluppano e usano l’AI per fare arte“, dice Abbot.
Come prevedibile Allen è pienamente d’accordo: “Questa è la definizione di soffocamento dell’innovazione e della creatività, che è proprio ciò che l’ufficio del copyright sostiene di proteggere“, afferma.
La sentenza potrebbe spingere gli artisti ad aumentare la quantità di lavoro che integrano nell’arte prodotta con strumenti di intelligenza artificiale: “Le modifiche apportate da un essere umano, se hanno effettivamente un impatto estetico, aggiungeranno probabilmente un livello di paternità umana sufficiente per ottenere il diritto d’autore sull’opera nel suo complesso“, afferma Tushnet. Ma il caso di Allen dimostra che non è chiaro quante modifiche conferiscano una “paternità umana” a un’opera.
Matthew Sag, professore di diritto e intelligenza artificiale presso la Emory University di Atlanta, in Georgia, ritiene che in alcuni casi gli artisti che impartiscono all’intelligenza artificiale istruzioni sufficientemente dettagliate dovrebbero essere tutelati dal diritto d’autore. Sag sostiene inoltre che l’Ufficio per il diritto d’autore dovrebbe essere più aperto a questo tipo di richieste in futuro, ma non è sicuro di dove sia il limite in questo momento.
Capire dove effettivamente si trovi questa linea di demarcazione sarà importante per molti settori creativi, in particolare quelli che stanno adottando gli strumenti di AI. A Hollywood, sceneggiatori e attori in sciopero stanno chiedendo tutele nei confronti dell’intelligenza artificiale. La decisione dell’ufficio per il copyright potrebbe quindi rappresentare una rassicurazione sul fatto che il lavoro dell’AI sarà più difficile da monetizzare? Tushnet non è convinta che il verdetto scoraggerà le aziende che cercano di ridurre i costi di manodopera sfruttando l’AI: “Pianificheranno una partecipazione degli esseri umani appena sufficiente per superare la soglia di copyright“, afferma.
Nel frattempo, Allen si sta preparando per il prossimo round della sua battaglia. Ha intenzione di intentare una nuova causa federale nel giro dei prossimi sei mesi: “Sono certo che alla fine vinceremo – dice –. L’Ufficio per il copyright vuole andare sul sicuro e far decidere ai tribunali. Sono dei codardi“.