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Botero, è morto il celebre pittore e scultore

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Il nome di Fernando Botero è e sarà per sempre legato a un certo tipo di corpo femminile, e non solo.. L’artista colombiano è morto oggi, 15 settembre, all’età di 91 anni: a confermarlo è il quotidiano del suo paese natio, El Tiempo, che lo definisce “l’artista colombiano più grande di tutti i tempi” e che riporta come la morte sia avvenuta dopo alcune complicazioni di salute sopraggiunte negli ultimi mesi.

La vita e l’arte di Botero

Nato il 19 aprile 1932 a Medellín, in Colombia, crebbe lontano dalle istituzioni artistiche ufficiali, ma ispirato dalla pittura locale e dagli affreschi barocche nelle chiese. Dopo aver debuttato come illustratore all’età di 16 anni, aver lavorato come scenografo e aver viaggiato in Europa (a Barcellona, Madrid, Parigi e Firenze), nel 1958 vince il primo premio al Salón de Artistas Colombianos, facendosi apprezzare per le creazioni e per il suo stile già distintivo di esagerare le masse corporee delle figure che ritraeva (poi noto come boterismo).

A partire dagli anni Settanta, dopo essersi trasferito a Parigi, iniziò a dedicarsi anche alla scultura. Per diversi decenni non smise mai di declinare la sua predilezione per le forme nei contesti e nelle situazioni più disparate: “Un’artista è attratto da alcune forme senza sapere perché. Adotti una posizione intuitivamente e solo dopo cerchi di razionarlizzarla o giustificarla”, disse. Le sue rappresentazioni immaginifiche e surrealiste, però, spesso incontravano anche un sottotesto sociale e politico più forte: dal 1999 al 2004, per esempio, realizzò una serie di disegni e dipinti dedicati a rappresentare la violenza che funestava il suo paese, mentre è del 2005 il famoso dipinto Abu Ghraib, divenuto poi ispirazione per una serie completa di opere di oltre 85 pezzi, in cui sublima la brutalità delle torture americane commesse durante la guerra in Iraq. Serie più recenti, come Une famille o The Circus, tornano invece a temi più quotidiani o fantasiosi ma non di minore intensità.

Le sue figure femminili, in particolare, sono spesso state prese ad esempio – seppur esagerate e spesso oniriche – per portare avanti un discorso più inclusivo sulla rappresentazione dei corpi delle donne: quando altrove, soprattutto nella pubblicità e nei media, sono quasi sempre raffigurati come atletici e dalla magrezza irreale, Botero né da invece una raffigurazione voluminosa, rotonda e incontenibile. L’artista è anche famoso non solo per la prolificità delle sue opere ma anche per la generosità con cui le ha donate a varie istituzioni, tra cui in particolare il Museo Botero di Bogotà, a cui ha concesso 123 delle sue opere e una parte della sua collezione privata che comprendeva artisti come Chagall, Picasso e gli impressionisti francesi. Nel 2016, al culmine del processo di pace che ha messo fine ai conflitti in Colombia, ha anche scolpito e donato al governo La paloma de la paz, auspicio di pacificazione universale.

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