sabato, Dicembre 21, 2024

Il traffico su ChatGPT è cresciuto con l'apertura delle scuole

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Volete sapere gli studenti usano ChatGpt per generare compiti e testi? La risposta potreste trovarla nascosta (ma neanche tanto) tra le pieghe di questa elaborazione di SimilarWeb, che monitora gli accessi ai siti web, riportata anche da Insider: con l’inizio di settembre il traffico verso il sito di ChatGpt è tornato a superare le 400 milioni di visite alla settimana, mentre era sceso fino a circa 300 milioni settimanali ad agosto.

Eh si, la ripresa delle scuole ha dato un boost, dopo la pausa estiva, all’utilizzo della piattaforma più diffusa di intelligenza artificiale. “Coincidenze” che confermerebbero il rapporto ben consolidato che esiste fra gli studenti e l’uso dei chatbot come ChatGpt per copiare, tanto che qualcuno ha già iniziato a vietarlo e altri sostengono che sia la fine dei compiti a casa. D’altronde ChatGpt, come le altre AI, sanno eseguire compiti, attività di studio, scrivere saggi o report o anche racconti e romanzi. Corregge se scrivi in inglese sgrammaticato ed è anche in grado di adeguare il suo stile al contesto, che sia un saggio sulla per l’università, ma anche un tema per una classe di quinta elementare su un argomento a piacere.

Il compito arduo degli insegnanti

Capire se un testo è stato generato o meno da un’intelligenza artificiale è uno dei compiti più urgenti. E non solo per il mondo dell’istruzione, ma anche in quello del lavoro. Ma riconoscere i testi generati da una IA è ancora piuttosto duro. Online ci sono degli strumenti che promettono di determinare se un testo è stato creato da un’intelligenza artificiale; strumenti gratuiti come ZeroGPT, Open AI Detector e Detect GPT e CopyLeaks, le armi a disposizione degli insegnanti e dei docenti.

Una battaglia – quella di rilevare testi AI – dagli esiti incerti, tanto più che sono stati elaborati antidoti efficaci agli anti GPT. Uno si chiama Undetectable, ad esempio, ed è uno strumento – a pagamento – creato proprio per eludere i rilevatori di contenuti AI, ma anche per diffondere contenuti che altrimenti sarebbero penalizzati da Google.

Cosa dice OpenAI

OpenAI ha anche una pagina dedicata alle domande più frequenti che gli insegnanti potrebbero sollevare. In una di questo si specifica che gli strumenti oggi accessibili faticano a distinguere fra un contenuto generato dall’Intelligenza Artificiale e uno scritto invece da una persona. E sulla possibilità di chiedere proprio a ChatGpt se un contenuto è stato elaborato da lui, questa la risposta dello sviluppatore: “ChatGpt non ha alcuna “conoscenza” di quali contenuti potrebbero essere generati dall’intelligenza artificiale o cosa ha generato”. Insomma non se ne esce, e provabilmente l’unica strada percorribile è provabilmente quella di un uso consapevole della AI, tanto che, secondo diversi insegnanti, se usato bene il chatbot potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso per gli studenti.

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