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Tra gli anni Sessanta e Settanta, per decisione del governo della Danimarca circa 4.500 donne di etnia inuit residenti in Groenlandia si videro impiantare il dispositivo contraccettivo chiamato spirale senza aver dato il loro consenso. Oggi 67 di quelle 4.500 donne, che all’epoca rappresentavano circa la metà delle cittadine groenlandesi in età fertile, chiedono a Copenhagen un risarcimento di 300mila corone (circa 40mila euro) a persona per il danno subito.
La storia
La prima a raccontare la terribile esperienza è stata Naja Lybert, attivista e psicologa. Aveva quattordici anni quando, durante una visita medica prescritta dalla scuola, le inserirono in corpo la spirale. Lei non sapeva cosa stesse accadendo e i suoi genitori non erano presenti per dare il consenso all’operazione.
Naja Lybert ha parlato della vicenda circa sei anni fa. La sua storia e quella di tutte le altre donne sottoposte alla misura, tuttavia, sono emerse con forza nel 2022 grazie a un podcast prodotto dalla tv danese chiamato Spiralkampagnen, che significa La campagna della spirale.
Spiralkampagnen ha trovato alcuni documenti relativi al programma del governo danese volto a limitare le nascite della popolazione originaria della Groenlandia. Come scrive il Corriere della sera, la politica di controllo del concepimento degli inuit chiamata Danish coil campaign serviva a risparmiare sul welfare. In poco tempo la misura condusse al dimezzamento del tasso di natalità dell’isola più grande del mondo, colonia danese nel Settecento e diventata nazione costitutiva del regno. Oggi i media che riportano che, negli anni, molte donne hanno sofferto di problemi di salute e fertilità dopo essere state sottoposte alla Danish coil campaign tra gli anni Sessanta e Settanta.
La commissione d’inchiesta
Sulla scia del clamore suscitato dalla diffusione di queste vicende attraverso il podcast Spiralkampagnen, il governo danese ha deciso di istituire una commissione d’inchiesta per fare luce sull’accaduto. La promessa di Copenaghen è di pubblicare le prime conclusioni delle indagini nel 2025, ma le vittime hanno già espresso la loro contrarietà. Sempre Naja Lybert ha spiegato: “Stiamo invecchiando. Le più anziane tra noi, che avevano la spirale negli anni ’60, sono nate negli anni ’40 e si avvicinano agli ottanta anni. Non possiamo più aspettare”.