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Concetti più fantascientifici, come i motori ad antimateria o a curvatura non mancano, ma rimangono per ora formulazioni del tutto teoriche. A detta di Neukart, il suo Magnetic Fusion Plasma Drive è l’unico ad avere le carte in tavola per rivelarsi al contempo, rivoluzionario, e realizzabile in tempi ragionevoli.
Mfpd
Quello immaginato dall’informatico austriaco è un motore che unisce diverse tecnologie già in fase di sviluppo, come i reattori a fusione (studiati anche per la propulsione spaziale), i propulsori al plasma e quelli ionici, per creare una tecnologia che dovrebbe rivelarsi efficiente, potente e sicura. “La propulsione Mfpd è un sistema per l’esplorazione spaziale che utilizza un reattore a fusione controllata come fonte principale di energia, sia per generare la spinta che come generatore di energia”, spiega Naukart su Universe Today. “Il sistema sfrutterà l’enorme potere delle reazioni di fusione nucleare, che tipicamente utlizzano isotopi di idrogeno o di elio, per produrre particelle ad alta velocità, e generare così una spinta in accordo con la terza legge di Newton”.
Un reattore a fusione a contenimento magnetico (sul modello del Tokamak studiati per la realizzazione di un reattore a fusione per la produzione di energia) alimentato da una miscela di deuterio e trizio sarebbe quindi utilizzato per la produzione del plasma, che verrebbe quindi confinato e accelerato nel reattore utilizzando potentissimi campi magnetici (che richiedono l’utilizzo di magneti superconduttori), e quindi espulso nel vuoto all’esterno dell’astronave da questo “ugello magnetico” (magnetic nozzle), per produrre la spinta.
A detta di Neukart, si tratta di un design che potrebbe rivoluzionare realmente l’esplorazione spaziale dei prossimi decenni. I calcoli contenuti nel suo paper, per ora disponibile in un server di preprint, dimostrerebbero che si tratta di un sistema molto più efficiente dei motori chimici sul piano dei consumi e capace di imprimere una considerevole spinta continua. Perfetto, a detta sua, per missioni di lunga distanza, dirette verso Marte e oltre. I limiti, è evidente, non mancano: i reattori a fusione continuano a produrre meno energia di quanta ne consumano, e fin che lo faranno non potranno essere utilizzati efficacemente per rifornire di elettricità un’astronave, come immaginato da Neukart; e se anche il problema venisse finalmente superato sulla Terra, nessuno ha ancora affrontato, e risolto, i problemi che inevitabilmente porrebbe il loro utilizzo in un ambiente tanto diverso, come lo spazio aperto. Al netto di queste considerazioni, Neukart ritiene di essere sulla strada giusta, tanto da spingersi ad affermare che il suo motore Mfdp potrebbe “ridefinire la relazione della nostra specie con l’intero cosmo”.
Che dire? Il paper a quanto pare è in fase di valutazione per la pubblicazione su una rivista peer review, e quindi una volta passata la revisione tra pari, sapremo quanto rimarrà delle audaci affermazioni del suo autore. La ricerca di un nuovo sistema di propulsione per l’esplorazione spaziale, comunque, è realmente qualcosa di importante e urgente, che vede impegnati scienziati, aziende e agenzie spaziali in tutto il mondo. E che con un po’ di ottimismo, possiamo pensare che darà realmente frutti importanti nell’arco dei prossimi anni. Per sapere quale motore la spunterà, però, non resta che attendere.