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I meteorologi hanno annunciato che nei prossimi giorni nel nostro Paese arriveranno forte maltempo e tempeste violente che vengono classificate sotto il nome di “ciclogenesi esplosiva”. Ma di cosa si tratta esattamente e quali sono le condizioni che favoriscono la sua formazione?
I cicloni: tipi e formazione
Per capire la ciclogenesi esplosiva dobbiamo prima di tutto sapere cosa sono i cicloni. Questi fenomeni sono caratterizzati da zone di bassa pressione, ossia aree in cui la pressione atmosferica è minore rispetto a quelle delle regioni adiacenti alla stessa altitudine, dove forti raffiche di vento ruotano in senso antiorario nel nostro emisfero (boreale) e in senso orario nell’emisfero australe. Il processo di formazione, sviluppo e intesificazione dei cicloni viene chiamato ciclogenesi, mentre le tipologie possono essere tre: cicloni tropicali, cicloni extratropicali e mesocicloni. In particolare, i cicloni extratropicali si verificano alle medie latitudini, ossia al di fuori dei tropici, e producono, insieme agli anticicloni, fenomeni meteorologici quali nuvolosità, temporali e venti.
La ciclogenesi esplosiva
Ed ecco arrivati al punto. Il rapido aumento dell’area di bassa pressione di un ciclone extratropicale viene indicato con ciclogenesi esplosiva. Ma, l’entità del cambio di pressione necessario per classificare questo fenomeno dipende dalla latitudine. In particolare, a 60 gradi di latitudine questo fenomeno si ha quando un’area di bassa pressione, posta appunto alle medie latitudini, vede la pressione atmosferica scendere nel suo minimo barico ad una velocità di almeno un millibar (hPa) all’ora per la durata di almeno 24 ore. In altre parole, quindi, si verifica una calo della pressione in un breve periodo di tempo. Ciò dà vita a violente raffiche di vento (da circa 120 a 155 km/h) e abbondanti precipitazioni, tanto che la ciclogenesi esplosiva viene comunemente chiamata anche bomba meteorologica, ciclone bomba o bombogenesi.
Forti venti e precipitazioni
Nei prossimi giorni, quindi, la situazione meteorologica in Italia sarà piuttosto complessa. “Il rischio è che si verifichino eventi meteo estremi come nubifragi e, nei casi più eccezionali, le cosiddette “alluvioni lampo” che solitamente interessano fasce ristrette di territorio scaricando al suolo ingenti quantità d’acqua”, spiegano gli esperti di Meteo.it. “Maggiormente esposti, secondo gli ultimi aggiornamenti, saranno il Nordovest, gran parte dei comparti alpini e le regioni tirreniche centro-meridionali dove localmente potrebbero cadere fino ad oltre 2/300 litri di pioggia per metro quadrato in pochissimo tempo, l’equivalente cioè delle precipitazioni attese in oltre 2 mesi”.