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L’argomento sostenibilità è ormai considerato cool e quasi doveroso da parte di qualsiasi azienda, a torto o ragione e con differenti modalità. Alcune realtà però, hanno il riciclo nel loro dna da tempi non sospetti e lo portano con una certa nonchalance. Parliamo della finlandese Swappie, nata da un’intuizione di Sami Marttinen (cofounder assieme a Jiri Heinonen) nel 2016 dopo una sua sonora fregatura nel tentativo d’acquistare uno smartphone usato su una piattaforma online. Swappie ricondiziona iPhone, ovvero acquista dispositivi usati di Apple da privati per rimetterli sul mercato dopo una severa procedura in stile tipicamente finnico, ovvero con un metodo rigoroso, basato su esami, catalogazioni, controlli, prove e (eventuali) riparazioni.
Pian piano questa realtà è cresciuta fino ad arrivare a un fatturato di 208 milioni di euro nel 2022, ora vanta 750 dipendenti, tre centri di ricondizionamento (Helsinki in Finlandia, Tallinn in Estonia e Lipsia in Germania), oltre all’ufficio centrale nella capitale finlandese.
Noi siamo stati in Estonia per capire come nasce un telefono ricondizionato. La capacità di gestione qui arriva fino a 30.000 smartphone Apple alla volta, ma attualmente il regime è di 8.000/9.000 unità su 2.500 metri quadrati. Anche qui esiste una stagionalità, il Black Friday e il Natale per le vendite, oltre all’uscita di un nuovo modello della Mela per gli acquisti dai privati, rappresentano i picchi annuali. A Tallinn in Swappie lavorano poco meno di 500 persone: le figure ricercate non hanno una formazione specifica, ma tutti seguono un training aziendale che dura alcune settimane.
Le riparazioni più gettonate riguardano soprattutto la batteria (sostituita se con una capacità inferiore all’80%), lo schermo e la videocamera che vengono rimpiazzati con componenti acquistati da fornitori in tutto il mondo. Il processo di ricondizionamento di Swappie conta oltre 50 fasi, che si possono suddividere in alcune macro aree. Una volta accettato, se corrispondente alle condizioni dichiarate, lo smartphone è registrato in un ufficio al piano terra. Qui gli viene assegnato un codice basato sull’IMEI e inserito in un’etichetta che lo accompagnerà per tutto il percorso. Terminata questa fase è la volta di una prima diagnostica in un’altra area al piano superiore. I controlli hardware sono i più lunghi e complessi del processo e riguardano tutte le parti relative alla funzionalità del dispositivo, compresi il microfono e la sensibilità dello schermo.