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E la prospettiva che Budapest metta i bastoni tra le ruote all’Ucraina è molto concreta. Come riporta il Kyiv Independent, solo un giorno prima della pubblicazione del Piano di allargamento, il responsabile politico del leader ungherese e suo omonimo, Balzas Orban, ha dichiarato che l’Ungheria avrebbe bloccato i negoziati di adesione con l’Ucraina a causa di una legge che renderebbe “miserabile la vita degli ungheresi in Ucraina”.
Questa legge dello scandalo è una norma istituita nel 2017 in cui viene stabilito che almeno il 70% della formazione scolastica successiva alla quinta elementare sia condotta in lingua ucraina e Balzas Orban l’ha impugnata facendo leva sulla presenza di minoranze ungheresi in Ucraina. Tuttavia, negli ultimi anni il governo di Kyiv ha già ampliato la tutela delle minoranze linguistiche, a eccezione del russo per ovvi motivi, e i funzionari sostengono di essere già positivamente al lavoro per risolvere la questione direttamente con Budapest.
Gli altri paesi
Oltre all’Ucraina, la Commissione ha raccomandato l’apertura dei negoziati anche con la Moldavia e con la Bosnia Erzegovina, entrambi paesi candidati dal 2022. Alla Georgia, invece, la Commissione ha ricordato che mancano ancora molti passi per arrivare ai negoziati, ma ha raccomandato al Consiglio di garantirle lo status di paese candidato.
Restano al palo invece l’Albania e la Macedonia del Nord, che però hanno aperto i negoziati solo a luglio 2022, e il Kosovo, che non è riuscito ancora a raggiungere lo status di paese candidato nonostante la domanda di adesione presentata nel 2022. Non cambiano nemmeno le posizioni di Montenegro, Serbia e Turchia, i cui negoziati sono fermi da oltre 10 anni, a causa delle continue violazioni dello stato di diritto, dei diritti umani che avvengono in questi paesi.
Come si entra a far parte dell’Unione europea?
La procedura di adesione all’Unione europea è lunga e complessa, perché studiato per valutare approfonditamente la condotta e l’allineamento dei valori dei paesi richiedenti a quelli dell’Unione. Le modalità di adesione sono sancite dall’articolo 49 del Trattato sull’Unione europea (Tue), dove sono sono indicati i valori fondamentali che i paesi richiedenti devono rispettare e promuovere per poter entrare nell’Unione e i meccanismi della procedura di allargamento.
I valori fondamentali sono il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo stato di diritto; il rispetto dei diritti umani, inclusi i diritti delle minoranze; il rispetto di una società plurale e della non discriminazione, la tolleranza, la giustizia e l’uguaglianza tra donne e uomini. Ogni stato europeo che rispetti questi valori e si impegni a promuoverli può fare richiesta di adesione all’Unione europea.
I criteri da rispettare riguardano invece la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia e lo stato di diritto, un’economia di mercato funzionante e l’abilità di assumere e applicare efficacemente gli obblighi dell’adesione, includendo l’obiettivo di un’unione politica, economica e monetaria.
Infine, la procedura di adesione è formata da cinque passaggi fondamentali: la presentazione formale della domanda di adesione al Consiglio, l’ottenimento dello status di candidato a seguito del parere positivo della Commissione, l’avvio dei negoziati a seguito dell’approvazione unanime del Consiglio, il processo di screening parallelo ai negoziati per verificare l’avanzamento delle riforme nei paesi candidati e infine l’adesione, che deve essere approvata all’unanimità dal Consiglio e ricevere l’approvazione del Parlamento.