domenica, Dicembre 22, 2024

I cold case italiani

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Il corpo senza vita di Wilma viene trovato sul litorale di Torvaianica la domenica mattina, verso le sette e mezza, da un ragazzino che sta andando al lavoro. L’autopsia determinò che non vi era stata violenza sessuale e che era morta per annegamento. Da quel momento in poi le ipotesi sulla morte di Wilma si moltiplicano e coinvolgono personaggi politici soprattutto della Democrazia Cristiana. Testimoni, infatti, asseriscono di averla vista in compagnia del figlio di un politico, poco prima del giorno della scomparsa. Le indagini certo erano state condotte in base a quanto raccontato dal padre della giovane e solo successivamente si erano prese in considerazione ipotesi diverse rispetto a un suicidio. A distanza di più settant’anni la morte di Wilma Montesi è ancora un mistero.

Simonetta Ferrero

Sabato 24 luglio 1971, a Milano, fu uccisa nei bagni dell’università Cattolica, la 26enne Simonetta Ferrero, accoltellata 33 volte. In quel momento l’ateneo era pressoché deserto e nessuno, sembra, vide o sentì nulla. Negli anni, le indagini puntarono verso un religioso che pare avesse già importunato alcune ragazze, ma nella migliore tradizione vaticana, non si arrivò a nulla. L’omicidio di Simonetta Ferrero è stato collegato ad altri cold case, con vittime donne, avvenuti a Milano e che sarebbero opera di un solo serial killer rimasto ignoto. Il giorno dell’omicidio, Simonetta era uscita di casa verso le dieci del mattino per alcune commissioni, tra cui un passaggio in profumeria e uno in libreria per comprare un dizionario italiano-francese, prima di partire, la sera stessa, insieme alla famiglia, per la Corsica. La tappa in Cattolica non pare fosse stata pianificata, forse ci era andata perché voleva alcuni testi, ma aveva trovato la libreria dell’università chiusa e, già che era lì, era salita ai bagni: nessuno la vide, però. Il corpo venne rinvenuto solo il 26 luglio, alla riapertura dell’ateneo: un seminarista, Mario Toso, venne attratto dal rumore di un rubinetto lasciato aperto e, insospettito, entrò nei bagni. Il cadavere di Simonetta era riverso a terra, la borsetta ancora al braccio, in un lago di sangue. L’autopsia stabilità che non vi era stata violenza sessuale, ma le ferite sulle mani e sulle braccia erano chiaro segno di una strenua difesa. Il padre della giovane fu ricoverato per due infarti e la mamma per un collasso, tanto che il riconoscimento del cadavere fu affidato ad altri parenti. Pochi giorni dopo vennero rinvenuti un fazzoletto a un indumento blu, ma non furono sufficienti a far progredire le indagini. Il caso, ancora oggi, è senza colpevole.

Il mostro di Firenze

Lascerà per sempre un’incognita il caso del Mostro di Firenze: giovani coppie uccise mentre erano appartate in auto nelle campagne fiorentine. Il modus operandi sempre identico: l’omicidio repentino ed economico dell’uomo e lo smembramento del corpo della donna in un rituale sempre più collaudato. Negli anni, nei decenni, gli omicidi del Mostro sono diventati libri e film, l’unico imputato per i delitti, Pietro Pacciani, è morto prima che i processi arrivassero a una conclusione. E, in ogni caso, molto, moltissimo di quell’indagine non tornava: Pacciani, infatti, era una persona semplice, grossolana, difficilmente avrebbe potuto davvero procedere con mutilazioni definite chirurgiche. Si sono anche avvicendate teorie e ipotesi più che fantasiose su chi fosse il vero mostro fino a spingersi a dire che c’era un gruppo di appartenenti ai poteri forti che si sarebbe servito di Pacciani e dei suoi cosiddetti compagni di merende per ottenere omicidi seriali su commissione. Un nonsense che è piaciuto a molti: la fascinazione del volere a tutti i costi una trama oltremodo complessa senza occuparsi troppo di quale davvero sia la cosa più probabile. Per quanto riguarda il Mostro di Firenze era probabile, da un profilo commissionato dagli italiani all’FBI e mai usato, forse perché non sufficientemente di appeal, che fosse un uomo che conosceva bene i luoghi in cui colpiva, che forse aveva una casa di villeggiatura, dato che i delitti avvenivano nel weekend o nei mesi di bella stagione, che avesse competenze mediche e un’ottima manualità. Insomma, chiunque, ma non Pacciani. E non certo i suoi amici: Vanni, Lotti, Pucci e Faggi. Lotti, addirittura, aveva problemi intellettivi tale che faticava a comprendere anche le domande più semplici.

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